
Come un lampo corre lungo la rete la notizia del giorno: un re start di trattative diplomatiche per iniziativa di Washington, al fine di dirimere la questione russo/ucraina (l’ormai noto piano a 28 PUNTI già sviscerato dal web per quanto possibile)……….solo che stavolta la diplomazia non è affidata a diplomatici. Stavolta parlano i MILITARI, ad affrontare la giunta di Kiev ci vanno gli inviati del Pentagono: la Casa bianca, stanca di balletti inconcludenti ha mandato una mini-delegazione dove fanno capolino generali a 4 stelle e alti responsabili della difesa capitanati da Dan Driscoll, rappresentante delle forze terrestri statunitensi. E’ con loro che Zelensky se la vede appena torna dal suo giro di incontri ad Istanbul e sarà questo il confronto più incisivo sebbene sia meno coperto mediaticamente rispetto ai più convenzionali giri di trattative diplomatiche attorno ad Istanbul.
Ecco la chiave sta in tutto questo: poco importa del mancato incontro del leader ucraino con l’americano Witkoff a Istanbul (evitato da Zelensky perchè respingeva a priori i 28 punti)……….perchè tanto nel giro di 24 ore ne incontra altrettanti di americani, ma di quelli in uniforme. Perchè sarebbe rilevante l’uniforme ? Perchè indica che il linguaggio di fondo inizia a cambiare radicalmente: il dialogo in colletto bianco ed etichetta da ministero degli esteri – laddove il magma di parole si trascina per mesi – lascia il campo a qualcosa di molto meno verboso, più freddo e ruvido.
Detta più chiaramente ancora: si assiste al passaggio (doloroso) dal sogno alla realtà delle cose. Dopo anni di proclami etici, slanci idealistici e prese di posizione ideologiche (tutte cose che il linguaggio della politica consente), si transita giocoforza ad un agghiacciante RISVEGLIO: l’Ucraina è sull’orlo di un baratro, a scanso di tutta la narrativa propagandistica che ha inebetito per anni la società e di cui la stessa elite si è autoconvinta.
Si è passato il punto di non ritorno sul campo: l’avanzata lenta – di attrito – delle forze russe può generare da un momento ad un altro un crollo GENERALE….e a quel punto i km di avanzata possono diventare decine e forse centinaia (può capitolare una fascia di territorio assai più grande del Donbass). La superiorità strategica nell’aria sta trasformando in macerie ogni fonte energetica o mezzo di trasporto esistente nel paese: l’economia non supererà l’anno che viene e infine, come se tutto questo non bastasse, il governo – il cui mandato è unicamente per legge marziale, non potendosi tenere elezioni – è travolto di scandali.
L’Ucraina che esce dall’anno in corso è nelle medesime condizioni in cui era la Germania nel 1944 e gli uomini del Pentagono lo sanno: sono quindi a Kiev per dirlo freddamente in faccia al leader ucraino e a tutta la sua giunta senza i sorrisi e le cerimonie (illusorie) in cui i leader europei si sono specializzati in questi anni. Non ci saranno nè sconti nè misericordia: gli uomini in uniforme faranno loro capire che la guerra è PERSA, che Washington non rischierà un confronto nucleare per l’Ucraina e che gli europei è un miracolo se riescono a organizzare la difesa di un PRATO da un gruppo di manifestanti.
I generali del Pentagono hanno il compito di spiegare sinteticamente e brutalmente, senza sorrisini di circostanza e a porte rigidamente chiuse, COSA sarà del paese se il conflitto in corso dura ancora 1 anno da adesso a questo ritmo: glielo diranno in faccia una volta per tutte.
Zelensky si è defilato dall’incontro con Witkoff in Turchia, ma lo aspetta uno assai più truce e meno piacevole negli studi della sede di governo….da cui non può fuggire: Trump si è giustamente tirato indietro da tale infelice compito (del resto in realtà aveva già espresso molto chiaramente la sua posizione 1 mese fa e non fu ascoltato: ora al suo posto ci vanno i generali).
L’altro fattore rilevante è come il piano di Trump vorrebbe avere un ampio respiro: non soltanto fermare la guerra e fissare un fronte tra i due opponenti, bensì regolare il sistema della sicurezza in Europa e i rapporti tra USA/Russia/Ucraina (ovvero – diciamolo finalmente – i LIMITI della Nato sul continente, ma fissati sin dal termine della guerra fredda e della fine dell’URSS). Da questo punto di vista, il piano è il più interessante mai visto, sebbene fin troppo ambizioso: sebbene le chances che riesca sono in fondo basse, è il PRIMO che emerga che tenti di andare così in profondità (non semplici congelamenti di confine o soluzioni coreane, ma una risposta ad un nodo che dura da 30 anni a questa parte).
Detto questo……….l’opinione generale di media e commentatori è già concorde sul fatto che il maxi piano a 28 punti (simil-Gaza) NON sarà accettabile all’opinione pubblica ucraina: dimenticano tuttavia – come sempre – la basilare realtà in base alla quale quando uno stato è sconfitto sul campo, cessa ipso facto di aver voce in capitolo a prescindere di cosa senta la propria opinione pubblica (evidentemente ci si è inebetiti di cultura democratica dell’occidente da dimenticare disgraziatamente le “antiche leggi del combattimento” che vigono dall’inizio dell’umanità, tanto per citare il cinema).