
Per secoli fior di intellettuali hanno immaginato quanto sarebbe più pacifico il mondo se al potere, anziché gli uomini, ci fossero le donne. Uno dei primi fu Aristofane con Lisistrata e le sue amiche, promotrici di uno sciopero del sesso per costringere i governanti di Atene, Sparta e altre città greche a farla finita con la guerra del Peloponneso. Il luogo comune durò finché le prime donne non salirono al potere e si scoprì che erano guerrafondaie quanto gli uomini. Ma Indira Gandhi, Golda Meir, Margaret Thatcher erano almeno grandi statiste e nelle rispettive guerre vennero tirate per i capelli. Poi vennero le nane che scimmiottano i modelli macho-guerreschi per non sfigurare con i mandanti maschi e arraffare poltrone, come la Rice con Bush jr., la Clinton con Obama, la Harris con Biden. La Commissione Ue non è mai stata più rosa di oggi, tra la presidente Von der Leyen, la Kallas, le 4 vicepresidenti esecutive su 6 e le altre 6 commissarie su 20. Inclusa l’ormai leggendaria Hadja Lahbib, quella del kit per sopravvivere alla guerra atomica con coltellino svizzero, carica-cellulare e carte da gioco. Nessuna ha fatto un plissé sugli abominevoli piani di riarmo Ue e Nato: anzi Ursula e Kallas guidano le Sturmtruppen e adorano farsi immortalare tra nerborute soldataglie in mimetica, bombe che esplodono, missili che sibilano e caccia che sfrecciano. Ieri si discuteva della sfiducia chiesta dai Conservatori contro la Bomberleyen per i traffici sui vaccini e il Rearm senza passare dal Parlamento. E lei, anziché spiegare quelle condotte scandalose o dimettersi, ha risposto che “ha stato Putin”: “È una lotta tra democrazia e illiberalismo” (lei, che ignora il Parlamento, è la democrazia), “una minaccia dei partiti estremisti che vogliono polarizzare le nostre società con la disinformazione” (lei, che occulta i suoi messaggi con Pfizer, è l’informazione), “sono apologeti di Putin sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove” (inclusi la Corte di Giustizia europea che ha giudicato illegittima la censura sulle sue chat segrete con il boss di Pfizer; e il Parlamento Ue che le ha fatto causa per non aver potuto votare il Rearm).
Poi c’è un’Ursula che non ce l’ha fatta: la pidina Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento (una dei 14), che vede Putin dappertutto. Ora, per dire, tuona contro la Campania dell’amico De Luca che ha invitato a Salerno uno dei maggiori direttori d’orchestra del mondo, Valery Gergiev, russo quindi “fiancheggiatore di Putin e del suo abietto imperialismo”, già cacciato dalla Scala da quel genio di Sala. A riprova del fatto che guerra e pace non sono questioni di genere, ma di cervelli in fuga dai rispettivi crani. Maschili e femminili.
di Marco Travaglio