
Alaska, il vero vincitore è Putin. Trump ammicca, l’Europa sparisce, Meloni costretta a nascondersi sotto il ponte…
L’incontro in Alaska tra Trump e Putin ha chiarito un punto: Putin esce rafforzato, Trump ne esce accomodante, l’Europa semplicemente inesistente.
Altro che tregua o soluzione del conflitto, come annunciato da Trump: l’appuntamento ha consolidato esclusivamente rapporti commerciali bilaterali.
L’uomo dei dazi, che sta soffocando le economie mondiali a colpi di protezionismo, di fronte a Mosca improvvisamente arretra, indossa i guanti di velluto e apre spazi di cooperazione.
L’Unione Europea, al contrario, continua a mostrarsi rigida e priva di capacità politica. La linea della resistenza ad oltranza ha logorato la sua credibilità diplomatica, lasciandola spettatrice del gioco altrui. Se Kiev e Bruxelles dovessero rifiutare le condizioni imposte dal Cremlino, Trump non avrà esitazioni: si sfilerà dal tavolo, lasciando gli alleati a fronteggiare da soli il peso delle loro scelte.
Illudersi che Putin possa rinunciare anche solo a una parte dei territori occupati significa ignorare la realtà: nelle guerre le condizioni non le detta chi proclama, ma chi avanza. E fingere che la Russia non stia avanzando equivale a vivere in un mondo parallelo.
In questo scenario, l’Italia è forse il caso più emblematico. La presidente Meloni, prigioniera della scelta iniziale di allinearsi ciecamente a Trump, si ritrova ora senza margini. Non incide a Washington, non conta a Mosca e a Bruxelles è percepita sempre più come una voce marginale.
La sua politica estera, costruita sulla retorica della forza e sull’illusione di un rapporto privilegiato con l’America, si sta rivelando un boomerang.
La ridicola Meloni e i suoi ministri, in campo internazionale…subiscono e sono ormai sdraiati sotto il peso delle loro sciagurate scelte geopolitiche.
E’ ormai evidente agli occhi del mondo che l’Italia, sotto la sua leadership, è diventata irrilevante fuori dal contesto storico… presente solo nelle foto di rito.