
Ogni volontà di fede nell’astratto consta della concreta verità dell’assoluto, e viceversa.
Per quanto banale possa essere il contenuto di un libro, nessuno può affermare di averne colto compiutamente il senso verace senza almeno prima averne scorso fino all’ultima pagina ogni suo lemma attraverso la propria personalissima interpretazione, e questo potrebbe addirittura non bastare. Dunque, il senso autentico che ogni singola parola acquisisce nel contesto compiuto dell’intero intreccio narrativo deve passare inizialmente, necessariamente, attraverso la particolare astrazione del nostro personalissimo intendere ogni singolo vocabolo, tratto fuori da un contesto non ancora colto nella sua compiutezza.
Questo esempio evocativo può servire a comprendere come l’assoluta concreta determinatezza del contesto debba compiersi nel destino errante di ogni singolo astratto, di ogni volontà particolare, e come, viceversa, la fede e la sapienza di ogni singolo astratto si compia proprio nel destino dell’assoluto. Astratto e concreto, dunque, non solo si implicano reciprocamente, ma constano fondamentalmente l’uno dell’altro.
L’ invito, dunque, è ad osservare che Il fondamento trova fondamento auto-evidentemente in sé stesso. Egli, infatti, non cerca mai ulteriore fondatezza fuori di sé; pertanto, l’universale concretezza del contesto trova senso nell’astrattezza di ogni particolare apparentemente tratto da quell’ assoluto intreccio, e viceversa, ogni apparente illusoria astrazione trae il proprio significato ultimo nel tornare (direi miracolosamente )a concludersi in quel concreto di cui essa stessa rimane il costituente fondamentale. Non è possibile accingersi alla lettura del grande libro del Vero ed arrivare in fondo al suo autentico significato senza prima passare inizialmente attraverso quello inautentico di ogni sua singola parola scritta, letta, creduta e saputa isolatamente, la quale solo al termine del suo inesorabile percorso verso il concluso, quindi, necessariamente trova l’immediata autenticità di senso che le compete. Ogni lessema, letto fuori da un contesto, ha un significato diverso rispetto al contesto in cui esso sta inserito, ma anche il contesto stesso perderebbe, non conquistandola affatto, l’immensità del proprio significato senza il contributo del più insignificante degli immaginari contenuti della nostra astratta sapienza.