
Con un’espressione serena e uno sguardo velato di malinconia, si sarebbe potuta incontrare per strada senza mai immaginare di trovarsi davanti a una delle menti scientifiche più brillanti del XX secolo. Il suo nome era Cecilia Payne-Gaposchkin — la donna che scoprì la vera composizione dell’universo. Nel 1925, con la sua tesi di dottorato Stellar Atmospheres, fece una rivelazione rivoluzionaria: l’idrogeno è l’elemento più abbondante del cosmo, e le stelle — compreso il nostro Sole — sono costituite principalmente da questo gas. Nessuno prima di lei aveva raggiunto questa comprensione. Il suo lavoro sarebbe stato poi definito “la tesi di dottorato più brillante mai scritta in astronomia.”
Eppure, la sua scoperta fu ignorata. Nata in Inghilterra nel 1900, Cecilia crebbe in un’epoca in cui l’istruzione per le ragazze era considerata uno spreco di risorse — persino sua madre lo credeva. Nonostante ciò, ottenne una borsa di studio a Cambridge, completò gli studi e si trasferì negli Stati Uniti, dove divenne la prima persona a conseguire un dottorato in astronomia al Radcliffe College. In seguito abbatté altre barriere, diventando la prima donna a ottenere una cattedra a Harvard. Ma nonostante i suoi enormi contributi, il suo nome raramente viene menzionato accanto a quelli di Newton o Einstein. Il fatto fondamentale che scoprì — che l’universo è composto di idrogeno — è spesso attribuito genericamente alla scienza, e non alla donna che per prima lo dimostrò.
La storia di Cecilia Payne non è unica. Rosalind Franklin, cruciale per la scoperta della struttura del DNA, e Lise Meitner, figura chiave nella comprensione della fissione nucleare, videro anch’esse i loro meriti oscurati dai colleghi uomini. Questo è un tributo a tutte loro — le donne cancellate dalla storia mentre silenziosamente cambiavano il mondo. Fu Cecilia Payne che, di fronte al silenzio e allo scetticismo, illuminò una verità cosmica: le stelle sono fatte di idrogeno — e l’universo, di donne come lei.