
Tranquilli: non si apriranno portali quantici, non apparirà Bafomet in salotto, non avrete momenti epifanici e illuminazioni come il Buddha. Quello che succederà grosso modo è… niente, o meglio niente di maggiormente rilevante rispetto a quello che succede con la luna nuova.
Come avrete notato, in questi giorni il mondo astrologico è attraversato da un entusiasmo diffuso per l’eclissi che accompagna la Luna in Pesci; nel nostro Paese, la Luna sorgerà mentre l’eclissi è già in corso. Al Centro-Sud (regioni come Sicilia, Calabria, Sud Toscana, parte di Umbria e Lazio), si potrà assistere all’intera fase di totalità se si ha a disposizione un orizzonte est libero. Al Nord e in alcune zone centrali (Toscana settentrionale, Marche, Umbria settentrionale), la totalità inizierà prima del sorgere della Luna, per cui si perderà l’inizio, ma si potrà comunque vedere il momento di massima oscurità, attorno alle 20:13 circa .
Ai media e ai fuffaguru piace ricordare l’epiteto di luna rossa di sangue, che evoca riti magici, sacrifici, pentoloni con ali di pipistrello e resurrezione, ma è solo un banale fenomeno ottico delle eclissi totali che si verifica ogni giorno al tramonto, quando il cielo rosseggia.
È una consuetudine antica attribuire a questi fenomeni un peso straordinario, quasi fossero segni rivelatori di svolte epocali. Ma la domanda che dobbiamo porci è se, al di là del fascino simbolico e visivo, le eclissi abbiano davvero un significato astrologico di portata tale da giustificare simili attese.
Con buona pace della tradizione, l’esperienza concreta ci mostra un quadro diverso. Ho avuto modo di confrontarmi con colleghi seri, studiosi di astrologia classica, che hanno dedicato anni interi all’osservazione sistematica dei cicli delle eclissi. Un caso esemplare: tre anni di analisi attenta, focalizzata sul cielo della Turchia, portarono alla previsione di una caduta politica di Erdogan. Il risultato, invece, fu una vittoria elettorale. Come scriveva Dane Rudhyar, «il simbolismo astrologico non va mai assolutizzato, perché è sempre il contesto dei cicli planetari a dare senso al fenomeno».
Molti hanno tentato nei secoli di collegare eclissi a disastri naturali o rivolgimenti politici. È noto che già nel Medioevo si annotassero terremoti e pestilenze in corrispondenza di oscuramenti solari o lunari. Eppure, se si guarda con attenzione, la corrispondenza statistica risulta assai debole. Lisa Morpurgo sottolineava con chiarezza che «le eclissi sono sovrastimate, perché senza transiti significativi non accade nulla: è sempre la rete degli aspetti planetari a determinare l’evento». E Richard Tarnas, in un’ottica ancora più ampia, ricorda che «non è mai il singolo episodio celeste a spiegare la storia, ma l’intero campo di risonanze archetipiche».
Nella mia lunga esperienza di consulti e osservazioni non ho mai visto eventi realmente decisivi legati esclusivamente a un’eclissi. Al contrario, nei momenti in cui la vita delle persone si accende di crisi o di trasformazioni, troviamo sempre forti transiti dei pianeti lenti o rivoluzioni solari impegnative, che spiegano in modo ben più coerente e preciso ciò che accade.
Keplero stesso, pur ammirando lo spettacolo naturale delle eclissi, ammoniva che «esse impressionano gli uomini, ma non spostano l’ordine divino del cosmo».
Che cosa resta allora? Ogni mese, con la Luna Nuova, sperimentiamo un processo di chiusura e ripartenza, legato alla casa astrologica in cui avviene la congiunzione Sole-Luna. È un ciclo costante, ritmico, e dunque osservabile nella quotidianità. Quando l’eclissi coincide con questa fase, essa ne accentua il significato, ma non lo trasforma radicalmente.
Si tratta di una ripartenza più marcata, che interessa soprattutto le aree geografiche in cui il fenomeno è realmente visibile. Howard Sasportas osservava che «la Luna Nuova porta sempre un seme di rinnovamento; l’eclissi non è che un’enfasi di questa dinamica, non un nuovo principio cosmico».
L’emozione che suscita l’eclissi appartiene più al piano del simbolo e della percezione collettiva che a quello degli effetti reali. Essa richiama in noi il senso del limite, la fragilità della luce che viene oscurata, la memoria arcaica del timore che gli antichi provavano davanti a un Sole o una Luna che scomparivano dal cielo. Ed è forse proprio questa risonanza psichica e culturale a renderle tanto affascinanti.
Ma sul piano astrologico, ciò che conta e incide profondamente resta la trama dei transiti e delle configurazioni, che continuano a guidare i nostri percorsi interiori e collettivi.