
Ha appena aperto al Padiglione d’Arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano la mostra “Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità”, che resterà fino al 26 ottobre 2025. L’esposizione racconta la carriera di Gabriel, dai Genesis ai progetti da solista, attraverso maschere, travestimenti e un continuo intreccio tra musica, arti visive e società. Già nel 1986 Gabriel diceva: “La maschera permette all’artista di esternare parti della propria personalità”.
In mostra si trovano l’artwork originale di “The Lamb Lies Down On Broadway” del 1974 e lettere tra Gabriel e Storm Thorgerson, le copertine dei primi tre album da solista, un ritratto fotografico della figlia Anna Gabriel, oltre ai costumi iconici dai concerti dei Genesis e a quelli di “Shock The Monkey”, fissati negli scatti di Guido Harari.
Il percorso collega questi reperti a riferimenti come Duchamp, Man Ray, Keith Haring e Kiki Smith, affrontando il tema dell’identità e la teatralità del rock degli anni Settanta. C’è spazio anche per i progetti multimediali degli anni Novanta e per i memorabilia, come le figurine Lego dei personaggi creati da Gabriel sul palco.
Il presidente onorario della Fondazione, Lucio Rovati, sottolinea come Gabriel abbia trasformato il prog degli anni ’70, unendo sempre musica e performance visiva. Il curatore Francesco Spampinato evidenzia come il tema della metamorfosi abbia accompagnato Gabriel fin dai Genesis, fino al personaggio di Rael: “Un artista che ha riscritto i codici della musica pop in chiave interdisciplinare”.