
Al Forum di Cernobbio ha dichiarato: “Conto che fra settembre e ottobre si parta con i cantieri, proprio con gli operai, con gli scavi e con gli espropri”.
Peccato che, sempre secondo Salvini, i cantieri del Ponte sullo Stretto sarebbero dovuti partire entro l’estate.
Poi è arrivato settembre. E niente ruspe, niente operai, niente scavi. Solo un’altra promessa rinviata.
E peccato che il suo stesso Ministero, solo un mese fa, parlasse di inizio lavori “entro la fine del 2025”.
E peccato anche che il via libera della Corte dei Conti, necessario per partire, non sia ancora arrivato. Anzi, il governo non ha nemmeno ancora inviato la delibera.
E anche se la Corte si muovesse subito, il progetto esecutivo – quello vero, quello da cui dipendono i cantieri veri – è previsto solo dal 2026. Con fasi scaglionate: strade da maggio 2026, stazioni da settembre, e il ponte vero e proprio da marzo 2027. Fine lavori prevista: 2032.
Nel frattempo Salvini continua a fare annunci, fissare date, spostarle, promettere, rinviare.
Ricapitolando, come ben ricostruito da Pagella Politica: nel 2023 Matteo Salvini giura che i cantieri del Ponte sullo Stretto partiranno entro l’estate 2024.
Poi slitta all’inizio del 2025.
Poi all’estate del 2025.
Poi, ancora, al “massimo settembre”.
Poi, ancora, “fra settembre e ottobre”.
Poi, il suo Ministero corregge: “entro la fine del 2025”.
È tutto un gigantesco annuncio a vuoto, in stile “sto arrivando, giuro, datemi solo altri otto anni”.
Nel frattempo i soldi pubblici volano. Ma il Ponte resta immaginario, un rendering da campagna elettorale.
Dicono che sarà pronto nel 2032.
Ma vista la velocità con cui Salvini cambia data, c’è il rischio che nel 2032 starà ancora dicendo: “fra settembre e ottobre si parte”.