
Sofocle ti parla di una barca che si trova improvvisamente sperduta in mezzo al mare senza sapere come e perché ci è arrivata. Ti parla di navi che si oppongono ai venti, di navi che resistono, lottano, e pur nel bel mezzo della tempesta non smettono di inseguire e di cercare la propria rotta. Perché un conto è nascere, un conto è diventare. Euripide invece ti parla di navi che ignorano il corso dei venti e gli avvertimenti delle stelle. E per questo soffrono, si smarriscono, naufragano.
Sofocle scriverà di venti che infuriano e di acque che sbuffano, di mareggiate, tifoni, onde, uragani. Euripide invece scriverà di correnti e risacche, terremoti e vulcani, di tutto quello che sta sotto la superficie e agita il mare. Perché «fummo quello che non si racconta né si ammette, ma che mai si dimentica.» Sofocle ti parla delle scelte che dobbiamo fare, Euripide delle decisioni che non abbiamo il coraggio di prendere.
Sofocle ti insegna che quello che non sai può distruggerti, Euripide ti mostra che niente ti ferisce di più di quello che già sai. Sofocle ti parla di uomini e di donne orgogliosi che non vogliono piegarsi e non possono farlo. Euripide invece ti parla di eroi soli, insicuri che non sanno né cosa fare né cosa desiderare. La tragedia più famosa di Sofocle si chiama Antigone, simbolo del coraggio e della tenacia di una donna che sfida tutto e tutti in nome dell’amore. La tragedia più famosa di Euripide si chiama Medea, storia di una donna che per terribile vendetta uccise i suoi stessi figli.
Sofocle ci mostra quello che possiamo essere, Euripide quello che non vorremmo mai essere. Ma non conta da dove parti, e neanche dove stai andando. La felicità, questo ci insegna il mare, non è una meta da raggiungere ma una casa in cui tornare. Non una casa qualunque però. Casa per i greci è dove puoi diventare ed essere. Te stesso. Perché un conto è intuirsi e un conto è trovarsi.