
Viene da me una coppia di genitori e un ragazzo, 16 anni.
La madre mi dice: “Questo qui fa l’istituto tecnico e ha deciso che va in anno sabbatico “.
Ma non è che l’ha detto con dolore.
L’ha detto come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Bene, signora, e quindi?
“Me lo dica lei.”
“Che cosa?”
“Eh…che si deve fare…”
“Lei non deve fare niente, niente.”
Il ragazzo ha capito subito che si metteva male. La mamma e il papà ci hanno messo un po’. Ma non perché fosse complicato da capire
Facilissimo da capire.
È che non ci vogliono entrare in quel discorso lì.
Allora, se un ragazzo, una ragazza, non fa niente per sé, per esempio non va a scuola, per esempio non è promosso, ma perché dobbiamo fare qualcosa per loro?
Un genitore fa qualcosa per un ragazzo, una ragazza, se quel ragazzo, quella ragazza, fa qualcosa per sé stesso.
Non lo fa? Eh, non si fa niente.
Niente internet, niente telefonino, niente uscite, niente paghetta, niente motorino.
Sono severo?
No, sono sano di mente.
È una cosa diversa.
Paolo Crepet