
Uno degli aspetti della storia europea che vengono spesso appiattiti e distorti a fini propagandistici o cinematografici, e che viene insegnato nelle scuole così, è quello del monopolio della Chiesa medievale sulla conoscenza.
Docenti dalle elementari alle superiori ripetono più o meno questo: “La Chiesa medievale voleva tenere la gente nell’ignoranza per controllarla meglio, per questo non volevano far tradurre scritture. Poi è arrivato Lutero, con l’idea che la gente deve imparare a leggere per farsi un’opinione”.
In realtà, la questione era più complessa: quando arrivò Lutero esistevano già centinaia di traduzioni ufficiali di libri biblici in tutte le lingue europee, dall’islandese all’italiano. Poi, la Chiesa non aveva tanto il problema di tenere la gente ignorante, visto che provvedeva essa stessa ad istruirla, quanto a evitare che gli analfabeti funzionali (per usare un anacronismo) se ne uscissero con teorie strampalate travisando completamente i testi o piegandosi a qualche ideologia sovversiva che avrebbe minato l’ordine sociale. Cosa che poi nel mondo protestante è successa, e difatti le cacce alle streghe sono un fenomeno tipico di quel mondo, combattuto tra il bisogno di tenere la popolazione nell’ortodossia della Chiesa che era diventata organo di Stato e quello di seguire la dottrina luterana di non intermediazione tra uomo e Dio. Se non hai l’esperto intermediario che ti fa l’esegesi delle scritture, tu puoi anche saperle leggere, ma non puoi certo capirle, così come puoi leggere un articolo scientifico di astrofisica senza capirci nulla. Oggi il mondo protestante è diviso in migliaia di denominazioni, alcune delle quali (specie in America) hanno assunto connotati grotteschi, e in tante di esse la religione ha perso ogni credibilità, precipitando in una caricatura di sé stessa.
Un’analogia interessante con quanto successe intorno alle Riforme protestanti nel ‘500, lo troviamo oggi nell’era di Internet, dove l’informazione è stata data in pasto a gente che non sa e non vuole capirla, e non fa altro che travisarla.
Con Internet, qualche afroamericano ignorante di storia africana, ma bombardato da film di Hollywood sull’Europa, cerca disperatamente un appiglio per crearsi una storia personale, e legge da qualche parte di imperatori “africani”. Purtroppo, è un analfabeta funzionale, e non sa che “africano” non significa solo “subsahariano/nero”, ma anche se lo sapesse a lui non importa: vuole l’imperatore nero, e dunque interpreterà le scritture (come hanno fatto tanti movimenti eretici) in modo tale da supportare la sua istanza. Recentemente sto scoprendo che c’è un largo movimento di appropriazione della storia romana e preromana da parte di afroamericani.
Ecco, così dovevano sentirsi i teologi del passato quando sentivano le frignate che certi zoticoni propugnano dopo aver letto (senza aver capito) le scritture. Come noi che vediamo immagina IA come questa di un imperatore “africano”. E il dubbio che magari permettere a tutti di “leggere e farsi un’idea” non sia necessariamente una bella cosa, almeno un pochino, sale.