
L’aula magna è strapiena; per fortuna, un amico mi ha tenuto il posto.
Lorenzini insegna “Teoria e tecniche di Comunicazione di Massa”; è bravo, ma pazzo come un cavallo; le sue lezioni sono sempre un’esperienza notevole.
Oggi parlerà di “meta percezione”
Sta iniziando.
“Forse non ci siamo capiti. Anzi… sicuramente non ci siamo capiti.
In questo momento non stiamo leggendo NOI. Non siamo noi ad andare al supermercato, non siamo noi a desiderare alcuni cibi piuttosto che altri, a scegliere quale libro leggere, a parlare con i nostri amici, ai nostri figli o ai nostri genitori, non siamo noi a fare discorsi sulla spiritualità, sull’anima, su Dio, ad avere idee su come siamo e come dovremmo essere, non siamo noi a fare un lavoro su noi stessi.
Ciò che ci portiamo dentro – quelle due entità che qualcuno racchiude nel termine personalità oppure ego – prendono le decisioni al posto nostro.
LA VOCE NELLA TESTA, qualunque cosa dica, non siamo NOI a dirla.
Se non tocchiamo con mano la vera origine e la gravità del problema, non abbiamo alcuna speranza di liberarci.
Non possiamo liberarci da un sistema economico costruito per tenerci nella povertà, non possiamo liberarci dal sistema politico, né da quello religioso, perché questi sistemi agiscono nel nostro subconscio in maniera subliminale.
I nostri infantili modi di ribellarci al Sistema sono creati e consentiti dal Sistema.
Il punto è uscire dalla Narrazione Condivisa. È quasi impossibile, ma dobbiamo fare lo sforzo.
Il primo passo è accorgersi che ci siamo dentro fino al collo.
Osservate: l’attenzione va sempre sulla storia che ci raccontiamo. Sempre una storia.
Ma la storia che chiamiamo vita esiste per mostrarci in modo poetico e colorato ciò che siamo veramente, non è fine a sé stessa. La storia non va risolta ma va compresa. Non viviamo per risolvere i problemi, ma per conoscerci attraverso di essi.
Avete presente le parabole di Gesù a cosa servivano? A comprendere le leggi universali di amore, saggezza e unità. E così è anche per la storia della nostra vita; è un messaggio continuo per conoscere sempre più ciò che siamo veramente, non per definirci ma per descrivere l’esperienza che siamo.
Se noi siamo questo continuo movimento di raccolta di informazioni, è chiaro che non possiamo rientrare in alcuna definizione. Anzi, ogni volta che ci definiamo, il movimento impetuoso di questo processo, presto o tardi, spazzerà via ogni definizione. E qui nasce dolore. Ogni volta che classifico me, gli altri o il mondo, si crea sofferenza. E questa sofferenza ci sta raccontando che non possiamo definirci. Il flusso di vita selvaggio non può essere rinchiuso in qualcosa o qualcuno.
Io sono una cattiva madre, una pessima persona, io sono una brava cuoca che ama camminare in montagna e che è gentile perché asseconda tutte le aspettative che gli altri hanno su di me… io sono questo e quello e non sono questo e quello… Tutto falso!
“Professore?”
“Si?”
“Ho già sentito l’espressione <<Narrazione Condivisa>>”
“E’ esattamente ciò di cui stiamo parlando. Il punto è fare il massimo sforzo per uscirne.
Il Sistema non influenza la nostra mente. Il Sistema è la nostra mente. Politica, medicina, educazione, denaro… sono solo proiezioni olografiche esterne dei due demoni che ci portiamo all’interno.
Le innumerevoli distrazioni, che sempre più copiosamente ricerchiamo e ci vengono offerte, rappresentano una interferenza con il nostro processo di apprendimento, poiché “congelano” la nostra capacità critica e ci rendono spettatori: pubblicità, televisione, dibattiti su questioni futili, curiosità morbose, appagamenti sensoriali costanti, oggetti, status symbol, eccetera. Tutto ciò costituisce la più grave minaccia alla nostra liberazione come individui e al nostro viaggio nella consapevolezza, poiché ci distoglie sistematicamente dalla comprensione di chi siamo e dove andiamo.
Ciò che dobbiamo produrre è una Volontà extra-ordinaria (il super-sforzo di cui parlava Gurdjieff) per restare vigili più che possiamo, ma non una lotta contro qualcuno o qualcosa. Gesù diceva: “Vegliate! Perché non sapete né il giorno né l’ora.”
Il cucchiaio non esiste. Grazie. A venerdì prossimo”