
“ Quando denominiamo una cosa, la dotiamo di un nome. Ma di che genere è questa dotazione? La cosa non è certo rivestita del suo nome. D’altro canto nessuno può mettere in dubbio che il nome si associ alla cosa come ad un oggetto. In una simile rappresentazione il nome stesso diventa un oggetto. La relazione tra nome e cosa viene rappresentata come associazione di due oggetti. Tale associazione è a sua volta qualcosa di oggettivo, qualcosa che ci si può rappresentare e, a partire dalle sue varie possibilità, manipolare e specificare. La relazione tra la cosa nominata e il suo nome è in ogni momento rappresentabile come associazione. Resta soltanto il problema di vedere se con questa associazione della cosa e del nome, rappresentata correttamente, prestiamo attenzione a ciò che apre la natura propria del nome e se in generale siamo capaci di farlo.
Nominare una cosa è chiamarla per nome. Ancora più originariamente è chiamarla nella parola. Ciò che così viene chiamato sta allora nella chiamata della parola. Esso appare come ciò che è presente, come ciò che nella parola è custodito, raccomandato, significato. Ciò che così viene significato, chiamato in una presenza, significa esso stesso. Esso è nominato, ha un nome. Nel nominare chiediamo a ciò che è presente di venire.”
Martin Heidegger.