
Oggi, ancora una volta, qualcuno mi ha detto:
“Il tuo lavoro? Pulire sederi.”
E credetemi… non è la prima volta che lo sento.
Ma stasera, voglio rispondere chiaramente.
Sì, sono un’operatrice sociosanitaria.
E sì, pulisco sederi.
Ma faccio anche molto, molto di più.
Lavo corpi fragili. Vesto mani tremanti. Nutro bocche stanche.
Offro parole dolci dove c’è solo silenzio.
Restituisco dignità a chi non riesce più a tenersela da solo.
Mi prendo cura di uomini e donne che hanno dato tutto a questo mondo.
E che oggi meritano solo una cosa: essere accuditi con umanità.
Ridurre questo lavoro a “pulire sederi” non è solo falso.
È offensivo.
Perché dietro ogni gesto c’è rispetto.
Dietro ogni tocco, c’è delicatezza.
Dietro ogni turno massacrante, c’è un cuore che ha scelto di servire.
E sapete cosa?
Chi deride questo lavoro, spesso, è solo chi non ha mai avuto bisogno di aiuto.
Chi non ha mai visto un genitore perdere l’autonomia.
Chi non ha mai dovuto accettare la propria fragilità.
Ma il giorno arriverà.
E in quel giorno…
saranno grati di trovare noi.
Grati di trovare qualcuno che non giudica.
Che allunga la mano.
Che si prende cura con dignità, pazienza e silenzioso amore.
Il nostro lavoro è fatto di persone.
È fatto di coraggio.
È fatto di presenza quando tutto il resto si ritira.
Non è un lavoro qualunque.
È un lavoro vitale.
La prossima volta che vi viene da ridere… pensateci.
Perché un giorno, forse, toccherà a voi.
E sarete felici che, accanto, ci sia qualcuno come noi.