
Lui, invece, rimase disarmato dalla sua forza.
Si amarono senza regole. Senza paura. Tra loro c’erano notti piene di filosofia, risate, discussioni e vecchi film. Non era una relazione da riviste: era reale, caotica, brillante.
Il tempo li separò, ma l’affetto non se ne andò mai. Anni dopo, quando Val si ammalò di cancro alla gola e perse la voce, Cher era lì. Lo accolse in casa sua. Si prese cura di lui. Si sedeva accanto a lui in silenzio, come se il linguaggio non fosse necessario.
Lui le diceva, come poteva:
“Mi fai sentire visibile… quando mi sento come un nessuno.”
E così, Val Kilmer morì. L’uomo che fu Iceman, Jim Morrison, il cavaliere ribelle del cinema, si spense con dignità.
E Cher, la donna forte, la diva, la sopravvissuta… pianse.
Non davanti alle telecamere. Non per il pubblico. Pianse nella sua cucina, in vestaglia, senza trucco. Pianse per l’uomo che l’aveva amata senza orpelli, colui che non l’aveva mai trattata come un’icona, ma come una persona.
Disse poi:
“Non ce ne sono molti come lui. Né in questa vita, né in nessun’altra.”
E se il mondo ha perso un attore, Cher ha perso uno dei pochi che l’ha vista davvero, fino in fondo.