
Avevo sei anni quando mia madre mi prese da parte e mi disse seria: “Tesoro, hai presente Babbo natale?” “Si, certo”, risposi prontamente. “Beh”, continua lei, “Non esiste. La sera del 24, appena ti addormenti, sono io che vado a metterti i regali sotto l’albero”. Nessuno choc, ma da allora ho sviluppato un fiuto particolare per chi racconta balle. Grazie, mamma!
Da anni molti di noi, in questo periodo, non fanno che ripetersi: “Non “sento” più il Natale. L’atmosfera di festa, le persone più gentili, un sentimento “caldo”, particolare…niente, più nulla.
Siamo noi che invecchiamo o i tempi che cambiano? Entrambi, decisamente.
Davvero la parola Natale fa rima con serenità, allegria, pace, voglia di stare insieme alla famiglia? Decisamente no. Per molti il periodo natalizio equivale all’aumento dello stress, all’ansia da prestazione, allo sforzo immenso di presentarsi felici e bendisposti verso gli altri. Mentre, in realtà, si preferirebbe saltare a piè pari tutti i giorni che vanno da metà dicembre al 6 gennaio. E ripartire da zero. «L’effetto collaterale del Natale, per molte persone adulte, è un gran senso di frustrazione che, se non ben gestito, può esprimersi in vari disturbi psicologici e anche fisici», spiega la dottoressa, docente alla scuola di specializzazione in psicoterapia Il Ruolo Terapeutico, con sedi in tutto il territorio nazionale.
Non per tutti, ma per molti, ecco puntuale ogni anno la comparsa dei sintomi tipici del Christmas Blues o depressione natalizia: «Un malessere psicofisico composto da ansia, depressione, disturbi del sonno, della digestione, con comparsa anche di alcuni disturbi somatici, dal mal di testa al mal di pancia all’aumento della pressione sanguigna», prosegue l’esperta. Si tratta di un senso di tristezza generalizzato, misto a malinconia ma ben diverso dalla depressione descritta dal DSM5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come “Disturbo depressivo maggiore, ricorrente, con andamento stagionale”.
Il Disturbo Affettivo Stagionale (in sigla DAS) riguarda episodi depressivi importanti, che hanno un esordio stagionale (si presentano più frequentemente in autunno, in estate e in inverno), non è particolarmente associato ad altri fattori stressanti (come la perdita di lavoro, un trasloco, una separazione) ed è meno frequente in un determinato periodo dell’anno: in primavera, di solito, questo tipo di malessere depressivo si allevia fino a scomparire. Un tour de force che fa scattare l’ansia
Aperitivi e cene di Natale con i colleghi, gli amici, i genitori della scuola dei figli. E poi la preparazione del pranzo di Natale, la scelta dei doni con la paura di deludere chi li riceve o essere criticati, e – diciamolo – la preoccupazione di dover affrontare spese extra importanti difficili da sostenere… «Il Christmas blues o depressione natalizia è un tour de force psicologico oltre che fisico, in grado di smuovere emozioni impegnative da gestire. Ci si può sentire sopraffatti e obbligati a partecipare a un circolo vizioso di impegni e convenzioni sociali che provocano ansia, insonnia, crisi di pianto, desiderio di sottrarsi»
Il fatto che in un clima festoso ci si senta tristi o malinconici non significa che siamo “sbagliati” o che ci dobbiamo sforzare per uniformarci al contesto. Al contrario, ascoltare la nostra tristezza e cogliere il significato del nostro Christmas blues può essere per noi prezioso. Forzarsi di apparire gioiosi per sentirsi “adeguati” comporta infatti un aumento del livello di stress; confidare a persone fidate il proprio stato d’animo, parlare della propria depressione natalizia invece, ci permetterà di sperimentare la condivisione, di lenire il senso di solitudine e di sviluppare resilienza.
Rimanere agganciati al “qui ed ora”: intorno a noi ci sono cose, emozioni, persone, situazioni, delle quali non riusciamo a godere appieno, se naufraghiamo nei pensieri del passato (e di ciò che abbiamo perduto) o nelle ansie per il futuro (e di quel che potrebbe succedere);
“Te piace o’ Presepe?”