
Dave Matthews sta eseguendo una scatenata, egregia versione di “All Along The Watchtower” del Maestro Jimi Hendrix.
Prima di essere attanagliato dalla noia di questo grigio giovedì mattina, mi sono scaldato un toast (prosciutto crudo e sottilette).
Barbara è al lavoro, il freddo non si è fatto aspettare e la pagina bianca non mi fa alcuna paura, anzi.
Date un’occhiata a ciò che viene pubblicato, anche da case editrici prestigiose, e vi renderete conto di quanto l’incultura spadroneggi in questo Paese.
Chiariamoci: il signor F.M. o D.C. o la signora S.C.M. hanno tutto il diritto di riportare su carta
il vuoto cosmico che risiede nelle loro testoline, così come io ho il diritto di dire che farebbero meglio ad aprire un agriturismo e lasciare la letteratura a chi la conosce e la padroneggia.
“Salve, la ringraziamo per averci inviato il Suo manoscritto; lo leggeremo con attenzione appena possibile (abbiamo moltissimi testi in lettura) e Le risponderemo solo ed esclusivamente se siamo interessati alla pubblicazione.
Ci scusiamo ma non possiamo fare altrimenti.
Cordiali saluti
La redazione”
O anche:
“Buongiorno,
Grazie per averci contattano.
Il testo non rientra nel nostro programma editoriale.
Cordiali saluti”
Queste sono risposte standard; cambiano solo i tempi che dicono di impiegare per leggerlo e darti “il verdetto”.
Ma ho trovato molto interessante l’ultima risposta che ho ricevuto da una piccola CE, pochi giorni fa.
“Vorremmo saperne di più su di lei e sul suo
lavoro. La preghiamo di avere rispetto del
tempo che le dedichiamo e di rispondere
con chiarezza a tutte le domande che
seguono.
Usi i social network? Allega dati (tipo di social, numero
fan/amici etc.) e url.
Reputi, oltre al saper scrivere bene, di essere anche in
grado di fare, congiuntamente alla casa editrice, una
buona pubblicità alla tua opera?
Hai già pubblicato libri? Allega dati.
Cosa sai dell’editoria in Italia?
Quante copie pensi di poter vendere in autonomia
(Fan/amici/serate/eventi/parenti etc.)?
Ovviamente, è doverosa una quantificazione sincera. la casa
editrice farà il suo lavoro di marketing e distribuzione,
ma ci interessa avere una stima verosimile dei risultati
che, in un primo momento, potresti raggiungere da
solo senza, ovviamente, investirci nulla ma
guadagnandoci un’ampia percentuale.
La tua opera si può migliorare (ortografia, sintassi,
tagli, aggiunte…)?
Cosa ti aspetti da una casa editrice? Cosa saresti
disposto a fare per M*** se ti offrissimo la
possibilità di produrre e distribuire il tuo libro
gratuitamente (in un mondo dove il 99% delle case
editrici ti chiede soldi solo per leggerlo, darti
un’opinione, correggerlo, produrlo, distribuirlo e provare
a promuoverlo)?”
Ecco. Per educazione ho risposto:
“Bene, sarò sincero; sincero ai limiti dello sgradevole.
1) Passo molto (troppo) tempo su Facebook (come ogni boomer che si rispetti)
https://www.facebook.com/davide.danesi/ 907 “amici” Ho anche un account su Instagram:
https://www.instagram.com/d.danesi/ ma non lo uso mai; stessa cosa per Tik Tok
2) Nel 2012 Pubblico Racconti brevi e poesie sulla rivista letteraria “Orizzonti”
Nel 2023 pubblico con “Divina Follia” edizioni “Viaggiamo tutti sotto falso nome”
(storie di quotidiana alienazione).
Nel 2024 pubblico il romanzo “La realtà ha un difetto di pronuncia” Transeuropa
Ed.
Da gennaio 2025 curo la rubrica “Terapia d’urto” sulla rivista FixOn magazine.
3) Per entrambe le pubblicazioni sono riuscito ad intraprendere un paio di presentazioni;
ciò che sono in grado di fare è pubblicità presso i miei amici. Sinceramente, rispetto ad
un’altra pubblicazione, per il momento non ho possibilità di fare presentazioni.
4) Riguardo l’editoria italiana, so che non naviga in buone acque: gli Italiani,
semplicemente, NON leggono. Rispetto alla mia esperienza con i piccoli editori posso
dire che è stata drammatica. T*****, che reputavo una CE seria, non mi paga le
royalties dicendo che non ho venduto un numero di copie sufficienti (sono sicuro di
averne vendute almeno una trentina).
Silvia D***, di “D**** Ed”, dopo tre anni, continua a non pagarmi le royalties,
adducendo i più svariati motivi, motivi che continuo a non capire; sono sicuro di aver
venduto almeno 40 copie (so che non sono molte, però…).
Quindi, presenti esclusi, ovviamente, non mi fido delle piccole o medio-piccole CE.
Un editore è un imprenditore e un imprenditore, se è davvero tale, si assume dei rischi,
punto; altrimenti faccia dei concorsi per un qualsiasi ministero o per vigili urbani. Io, per esempio,
non ho assolutamente la stoffa dell’imprenditore e, di conseguenza, non mi sono mai
azzardato neanche a pensarci; gli altri dovrebbero fare lo stesso.
5) È perfettibile Moby Dick, figuriamoci il mio romanzetto (non lo sto sminuendo, ma
tant’è). Sono dispostissimo ad un editing anche duro, purché non stravolga l’anima del
romanzo.
6) Cosa mi aspetto da una casa editrice. Potete rileggere le ultime righe del punto 4)
Se, nonostante ciò che vi ho appena detto, deciderete di pubblicarmi, ovviamente mi
impegnerò al massimo per vendere più copie possibile…intendo “al massimo delle mie
capacità/possibilità”
Gentili Editori, scrivo da quando avevo sedici, diciassette anni; scrivo PER ME, perché
mi piace, mi diverte, perché ne sento l’urgenza, ma solo tre anni fa (dopo, quindi, 43 anni),
una sera, mi son detto: Davide, ma perché, per una volta, non vai oltre “le solite quattro
paginette” e ti impegni fino a produrre qualcosa che abbia la consistenza di un vero
libro? L’ho fatto. L’ho fatto una prima volta; a quanto pare mi è piaciuto e ho ripetuto
l’esperienza. Ribadisco: totalmente insoddisfacente, ma non per il basso numero di copie vendute
(non mi aspettavo certo un best seller) ma per l’evidente, a volte ostentata, negligenza
delle persone alle quali avevo affidato la mia creatura.
Di nuovo, vi ringrazio sinceramente per il tempo e l’attenzione, ma la musica non
cambia: scrivo per me, perché mi diverte, perché, come ho detto, ne avverto l’urgenza.
So che ci vedete una contraddizione in tutto questo, ma le persone sono contraddittorie, è
un fatto.
Scrivere è davvero difficile: si ha davanti il mondo, il linguaggio e sé stessi. Ognuno di questi elementi è regolato da norme proprie e si tratta di trovare il modo di raccontare una storia che ha, a sua volta, regole proprie. Si tratta di far andare a nozze il mondo, sé stessi e il linguaggio per trovare una sola regola che si esprime nel racconto.
Ho iniziato con la massima sincerità e con la stessa concludo, rischiando di alienarmi la
vostra simpatia; citerò Guccini;
“Vendere o no, non passa tra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi
addosso”.
Cordiali saluti
Davide
Incredibilmente, mi hanno risposto, incalzandomi con una loro proposta. Inaccettabile.