
Ci hanno fatto credere due grandi menzogne su Cleopatra.
La prima: che fosse una bellezza perfetta, capace di dominare il mondo con il fascino.
La seconda: che fosse egiziana.
In realtà, Cleopatra non era né una dea di porcellana, né figlia del Nilo. Era greco-macedone, discendente di Alessandro Magno, e non aveva i tratti da regina esotica tanto amati dai pittori del passato. Ma aveva qualcosa di molto più pericoloso: intelligenza feroce, ambizione bruciante, e una voce che poteva piegare imperi.
Plutarco disse che non era tanto la sua bellezza ad affascinare, quanto il suo spirito: parlava con tale grazia e intensità da lasciare chiunque incantato.
E Cleopatra sapeva. Sapeva contare, sapeva osservare, sapeva quando parlare e — soprattutto — quando tacere.
Fu l’unica della sua dinastia a imparare la lingua egiziana, la sola a identificarsi con il popolo che governava.
Parlava almeno nove lingue, conosceva astronomia, matematica, filosofia. Negli incontri con i suoi pari — o con i suoi nemici — non abbassava mai lo sguardo. Nemmeno di fronte a Cesare. Nemmeno di fronte a Marco Antonio.
Con Cesare ebbe un figlio, Cesarione. Con Antonio, tre figli e un amore che sfidò le leggi della politica. Ma sapeva che il mondo non era pronto per una donna al comando. E quando Roma decise che lei doveva cadere, scelse di non inchinarsi.
Dopo la sconfitta, rinchiusa con le sue ancelle, capì che sarebbe diventata un trofeo da esibire.
Ottaviano voleva portarla in trionfo a Roma. Ma Cleopatra aveva altri piani.
Scelse la morte. Una morte regale. Silenziosa. Dignitosa.
Si racconta che usò il veleno nascosto in una forcina, altri parlano di un serpente portato in un cesto di fichi. Ma ciò che conta è che fu lei a decidere.
Chiese soltanto di essere sepolta accanto a Marco Antonio. E con la sua morte, si spense non solo l’ultima regina d’Egitto… ma anche l’ultima luce dell’antico Egitto libero.
La sua tomba non è mai stata trovata.
Forse è giusto così.
Perché Cleopatra non appartiene al marmo o alla pietra.
Cleopatra appartiene al mistero, alla parola, alla leggenda.
E alla certezza che, quando una donna conosce il proprio valore, può cambiare il destino di un impero.