
Annotiamoci il nome del regista Nuri Bilge Ceylan perché ne sentiremo riparlare sicuramente.
Si tratta di un autarchico, che si gira i film in casa mobilitando parenti e amici, come faceva l’Olmi della prima maniera.
“Uzak” è una riflessione a tratti umoristica sulla difficoltà di una convivenza forzata in un universo irto di problemi.
“Il titolo, ‘Uzak’, cioè Lontananza, va preso nel senso pieno del termine. In senso formale cioè (campi lunghi, tempi lunghi), e in senso interiore (distanza invalicabile da sé e dagli altri).
Uzak’ è apprezzabile per quel che ci rivela sulla Turchia d’oggi; e non si tratta di un messaggio allegro. A tutte le latitudini della globalizzazione, ormai, si vive allo stesso modo: da una parte la disoccupazione, il danaro che non basta mai; dall’altra la solitudine, l’egoismo, la perdita dei rapporti umani che marcia di pari passo con la perdita delle tradizioni culturali. La grande, bellissima città sembra popolata di fantasmi. Adeguatamente desolato il protagonista.
Girato a Istanbul fra dialoghi minimi e silenzi massimi, ‘Uzak’ delinea una crisi di identità con bravi attori.”
Socialmente claustrofobico, girato in economia, lento, ma accuratissimo nei dettagli che delineano perfettamente i due caratteri così opposti, questo film intimo e intenso si è aggiudicato, a Cannes, il France Culture Award per il miglior cineasta straniero dell’anno e il Gran Premio della Giuria. Ottimi gli attori protagonisti che, meritatamente, hanno vinto invece la Palma d’Oro per la migliore interpretazione.