
A Genova è accaduto qualcosa che troppo spesso la politica evita: un gesto di coraggio istituzionale. La sindaca Silvia Salis ha messo nero su bianco una richiesta che non ammette più rinvii: il governo e il Ministro dei Trasporti hanno sessanta giorni per riconoscere alla città ciò che le è dovuto dopo il crollo del ponte Morandi.
E la stessa diffida è stata indirizzata anche ai gestori e ai responsabili delle infrastrutture coinvolte.
Tradotto: o arrivano i fondi necessari per sistemare ciò che ancora oggi grava sulla pelle dei genovesi… oppure sarà un giudice a dirimere la questione.
Niente timidezze, niente diplomazie infinite. Solo la determinazione di chi ricorda che il proprio mandato è tutelare la comunità.
È un atto potente, sul piano politico ma soprattutto su quello civico. Una scelta che raramente vediamo: pretendere giustizia amministrativa senza farsi intimidire dai palazzi romani o dalla lentezza cronica che circonda questo dossier.
Salis sta facendo esattamente ciò per cui è stata eletta: difendere la sua città, pretendere rispetto, e ricordare che Genova non chiede favori, ma diritti.
E quando la politica torna a mettere al centro le persone — e non i calcoli — allora sì, possiamo dire che questa è la strada giusta