
C’è un paradosso che ci accompagna da anni: quando una storia diventa VIRALISSIMA, lo Stato si sveglia come se avesse la caffeina nelle vene. Quando invece i bambini soffrono lontano dai riflettori, tutto torna lento, farraginoso, spesso immobile.
Per una famiglia che viveva in un bosco — e che ha avuto la sfortuna di assurgere ai “disonori” dei social e quindi del resto dei media — si è intervenuto in pochi giorni. Tre bambini portati via, come pedine fuori posto in una partita più grande di loro.
Intanto, lontano da Chieti, ci sono MIGLIAIA DI BAMBINI INVISIBILI.
Bambini che vivono in case popolari fatiscenti, piene di MUFFA e UMIDITÀ, dove perfino respirare è un rischio.
Bambini che dormono in stanze gelide perché nessuno ripara il riscaldamento.
Bambini che convivono con genitori affetti da gravi disturbi psichiatrici SENZA ALCUN SUPPORTO.
Bambini che subiscono violenze che “tutti sanno”, ma che nessuno “ha visto davvero”.
Bambini immersi nella povertà educativa, nell’abbandono, nell’indifferenza.
Quelli non li preleva nessuno. Non li porta via nessuna task-force. Non c’è la “struttura protetta”.
Perché il sistema funziona soprattutto QUANDO SA DI ESSERE OSSERVATO.
E allora eccola, l’assurdità dell’epilogo: tre bambini che sorridevano, giocavano, vivevano una loro normalità forse atipica, forse migliorabile, ma comunque SERENA… ora si ritrovano strappati al padre, trascinati dentro una realtà che non hanno chiesto.
Una FELICITÀ IMPERFETTA, come lo sono tutte, spezzata all’improvviso.
La domanda che nessuno vuole fare è semplice e umana:
SI PUÒ TOGLIERE LA GIOIA A DEI BAMBINI PER DARGLI UNA SICUREZZA CHE NON HANNO MAI CHIESTO?
La loro vita poteva essere ACCOMPAGNATA, non annientata.
E invece sono stati sacrificati sull’ALTARE DELLO STATO INTERVENTISTA, quello che arriva tardissimo dove dovrebbe, e velocissimo dove può dimostrare che comanda.
E qui emerge l’APORIA più grande: l’idea che lo STATO MAGGIORITARIO sia SEMPRE NEL GIUSTO.
Eppure la storia è piena di smentite:
le LEGGI RAZZIALI applaudite da un Paese intero;
i MANICOMI-LAGER considerati moderni e utili;
le RESIDENTIAL SCHOOLS dove si strappavano i bambini alle famiglie “per il loro bene”;
gli ORFANOTROFI COERCITIVI che dovevano “raddrizzare i poveri”;
le case popolari degli anni ’60-’70 spacciate per progresso e oggi riconosciute come trappole di degrado.
Ogni epoca ha avuto la stessa scusa: LO STATO SA COSA È MEGLIO.
E ogni epoca ha lasciato dietro di sé errori devastanti.
E allora torniamo a oggi.
Questo caso non racconta solo una famiglia nel bosco.
Racconta un Paese in cui si interviene dove c’è rumore e si IGNORA dove c’è silenzio.
In cui si spezzano legami affettivi perché è più facile che costruire soluzioni.
In cui si preferisce l’atto plateale alla cura discreta.
Continuiamo pure a invocare “L’INTERESSE SUPERIORE DEL MINORE”.
Ma almeno abbiate il coraggio di chiedere:
DI QUALE MINORE STIAMO PARLANDO?
Di quello in TV, o di quelli che nessuno guarda?
Perché un bambino FELICE nel bosco fa scandalo.
Un bambino INFELICE in un alloggio popolare che cade a pezzi, no.
Ed è questa la vera follia.