
Un ‘impossibile storia d’amore tra un cantante rock e un avatar, un’entità della rete. …
“Gli ologrammi sono definiti come figure (o pattern) d’onda interferenti ottenute tramite l’uso di un laser, aventi la specificità di creare un effetto fotografico tridimensionale” .Così ,Wikipedia.
Da parte mia vi posso solo dire che mi hanno sempre fatto impazzire. Vidi il primo nel 1987 e da allora ne sono (quasi) ossessionato. La luce. La luce è fonte di vita; siamo da sempre attratti dalla luce; ma in questo caso è…….magia. Davvero, passerei ore a guardare queste figure fatte solo di luce.

Figure tridimensionali fatte di luce.
Idoru è il nome di una particolare categoria di artisti virtuali, la cui vita artificiale non si svolge solo negli ambienti simulati ma anche in luoghi reali, grazie ad un sofisticato dispositivo olografico capace d’ingannare gli osservatori più attenti.
Nella fattispecie, l’Idoru che dà il nome al romanzo di Gibson è la bellissima Rei Toei, la quale, pur essendo solo un agglomerato di dati, ha una volontà propria che prescinde dalla programmazione di base.
Nella “realtà” ( e qui le virgolette sono d’obbligo) Kyoko Date è il primo idolo virtuale: una cantante dai lineamenti orientali che trae ispirazione dal romanzo di W. Gibson, Idoru.Come ha scritto proprio William Gibson il padre della fantascienza cyberpunk, a proposito dell’antenato dell’iPod, il walkman: a pochi mesi dalla sua comparsa, «nessuno era in grado di ricordare cosa volesse dire vivere in un mondo in cui non fosse possibile muoversi negli spazi urbani avvolti nella propria bolla acustica» (Leonard 2007)
“Virtuale” è una delle parole chiave di questi anni, una delle più scritte ma anche più bistrattate: confinata per secoli nei gerghi della filosofia e della scienza, sta ora entrando nel linguaggio comune. Il suo uso prevalente è ancora sinonimo di “irreale” e “finto”, ma la sua diffusione segna comunque una riscossa della “potenza” sull’ “atto” : le tecnologie digitali sono “tecnologie del possibile” sia nel senso che rendono possibili eventi che fino a ieri apparivano impossibili, sia nel senso che tendono a “derealizzare”, a togliere dalla realtà tradizionale quell’aura di unicità e immodificabilità.
L’ estetica digitalesi basa sul fatto che con la cultura digitale, la testualità digitale, le immagini digitali, si verifica uno spostamento dalla scrittura- basata su segni e superfici fisiche- ai codici: in sostanza c’è un movimento dal materiale all’immateriale. Poiché l’estetica digitale dipende da una questione di codici accade che i confini tra i diversi generi e forme sfumino. Nascono nuove forme di espressione caratterizzate dalla condivisione dei contenuti tra autore e lettori.
Una trovata davvero rivoluzionaria quella che i giapponesi realizzeranno qualora il loro paese venga scelto come sede ospitante per i Mondiali di calcio del 2022: proiettare le partite del mondiale in tutto il mondo con gli ologrammi. Fantascienza? Può darsi, ma non per Aoi Konishi, manager del comitato per la candidatura: “Stiamo parlando del Giappone ed il Giappone può. Il progetto è ovviamente top-secret e non possiamo rivelare niente ma al momento si riesce a proiettare un’immagine statica. La Fifa ha già visto qualcosa durante l’ispezione di luglio ed abbiamo dodici anni per proiettare anche le immagini in movimento”. Il perché di tutto questo lo spiega Patrick Nally, consulente del comitato giapponese nonché ex uomo- Fifa: “Il Giappone vuole diventare paese leader per la tecnologia e per questo il governo è disposto ad un investimento economico altissimo. Le potenzialità ci sono visto che al progetto stanno lavorando grandi superpotenze giapponesi come la Sony o la Panasonic. Inoltre, il comitato si è impegnato a costruire dei piccoli stadi virtuali con tribune in tutto il mondo per poter guardare le partite