
Il mio senso dell’orientamento è qualcosa di indecente, ancora non conosco bene la mia città, dopo anni che ci vivo. Senza il mio tom tom sarei perso, letteralmente.
Non uso spesso Google Earth, ma mi piace individuare alcune zone che conosco e vederle dall’alto, come cambia la prospettiva.
Vado spessissimo su Youtube, come tutti voi, guardo e condivido soprattutto video musicali, qualche volta pezzi di film.
Bene, vi chiederete, cos’ hanno in comune il Tom Tom (GPS), Google Earth e You tube?
Più di quanto pensiate, dato che alcuni artisti (un po’ folli) li hanno combinati insieme dando vita a quella che è stata definita “arte locativa”, qualcosa di veramente nuovo e suggestivo.
Usando le coordinate di latitudine e longitudine di un GPS, individuando un’area specifica, con Google Earth, usando un qualsiasi portatile , con un software, si collegano all’area individuata, il contenuto multimediale è gestito e organizzato all’esterno del dispositivo su un desktop standard, laptop, server o un sistema di cloud computing ,i nostri artisti realizzano delle “figure” dei “disegni” che si possono vedere solo dall’alto, con un computer. Andando sul posto non si riesce a vedere nulla, ma sul PC possiamo vedere chiaramente un disegno, una figura, un paesaggio, nei posti più impensati della terra.
La nostra percezione di spazio e luogo cambia e si rinnova costantemente attraverso l’interazione e le possibilità di comunicazione dei nuovi media. Le locations e gli ambienti possono essere alterati dal pubblico al privato e dal concreto al virtuale, attraverso le tecnologie mobili.
La produzione di contenuti e di preproduzione sono parte integrante della esperienza complessiva che viene creato e deve essere stato eseguito con esame finale del luogo e la posizione degli utenti all’interno di tale posizione. I media offre una profondità all’ambiente là di ciò che è immediatamente evidente, consentendo rivelazioni sul fondo, la storia e la corrente i feed di attualità
È difficile trovare una definizione per il termine locative media in grado di comprendere
l’eterogeneità delle esperienze che si riconoscono sotto questa etichetta.
Comunque, William Gibson ne parla in “Guerreros” ,uno dei suoi ultimi romanzi .E tanto mi basta.