
Le impressioni antiche non sono le sole capaci di trarci in inganno,
il fascino della novità ha lo stesso potere. Da questo derivano le dispute
tra gli uomini, che si rimproverano o di seguire le false impressioni
dell’infanzia, o di rincorrere temerariamente quelle nuove. Se qualcuno
si tiene nel giusto mezzo, si faccia avanti e lo provi. Non esiste principio,
per quanto naturale possa essere, anche dopo l’infanzia, che non sia
possibile attribuire a una falsa impressione, dovuta all’educazione o ai
sensi.
«Voi credete che sia possibile il vuoto», si dice, «perché fin
dall’infanzia, vedendo che in un baule non c’era niente, lo avete creduto
vuoto. È un’illusione dei vostri sensi, rafforzata dall’abitudine, che la
scienza deve correggere». Altri dicono: «Poiché fin dalla scuola vi hanno
detto che non c’è il vuoto, hanno corrotto il vostro senso comune che lo
comprendeva così bene prima di questa cattiva impressione, che ora
bisogna correggere ricorrendo alla vostra natura originaria». Chi dunque
ha ingannato, i sensi o l’educazione?
Abbiamo poi un’altra causa d’errore, le malattie. Esse alterano il
giudizio e la sensibilità. E se quelle gravi lo alterano in modo evidente,
non ho motivi per dubitare che le piccole, in proporzione, lascino il loro
segno.
Il nostro interesse è un altro strumento meraviglioso per creare
un’evidenza vantaggiosa. Al più equanime degli uomini non è consentito
farsi giudice in una causa che lo riguarda. Conosco alcuni che, per non
cadere nella parzialità, sono diventati i più ingiusti di tutti in senso
contrario. C’era un modo sicuro per rovinare una causa assolutamente
giusta: fargliela raccomandare dai parenti più stretti. La giustizia e la
verità sono due punte così sottili che i nostri strumenti sono troppo
smussati per arrivarvi con esattezza. Quando questo accade, essi ne
ottundono la punta, appoggiandosi intorno, più sul falso che sul vero.
‹L’uomo è dunque fatto in modo così felice da non avere alcun
principio giusto del vero, ma molti eccellenti del falso. Vediamo ora
come. Ma la causa più ridicola dei suoi errori è la guerra tra i sensi e la
ragione.›
a cura di Silvia Masaracchio