
Queste le ultime perle di Flavio Briatore. Fanno orrore. Perché dentro c’è tutto lo schifo di pensiero che non ha un singolo (lui), ma purtroppo un intero pezzo di questo Paese.
C’è lo schifo di chi è convinto che la ricchezza dia il potere di concedere o togliere il pane di bocca ai lavoratori, chiamati qui dispregiativamente “poveri”, parola che mal cela l’immagine di miserabili straccioni, questuanti alla fame costretti a umiliarsi pur di avere un pezzo di pane dai “ricchi” per darlo alla famiglia, ricordandosi di baciare sempre la mano del benefattore che “fa mangiare”.
C’è lo schifo dell’avidità e dell’opportunismo più abominevole, che si sostanzia nel laccheìsmo cinico di chi ai ricchi spalanca le porte con il sorriso perché “ti fanno diventare più ricco”, mentre i poveri, come li chiama lui, magari li lasciamo all’ostello e alla Caritas, perché chiamarli non serve a niente. Non ti fa arricchire.
Ma oltre a questo c’è anche qualcosa di peggio: c’è la subdola l’inversione dei poteri di forza. Che ci vorrebbe far credere che il ricco senza il povero può esistere, mentre il povero senza il ricco muore di fame. È subdolo quando manda questo messaggio. Perché vuole convincere tutti che la realtà sia quella. Conveniente per lui e quelli come lui.
Ma la realtà è invece un’altra. Che senza quei “poveri” a correre come matti su e giù per i suoi locali, sarebbe a lui a morire di fame. Lui e i tanti altri imprenditori non illuminati (che esistono e ci sono, ma non è questo il caso) che quel “povero” te lo sbattono in faccia per annichilirti e farti sentire uno schifo, così da poterti usare meglio. E passare loro per eroi, dato che si, dai, un pezzo di pane te lo allungano quando hai fame.
Questa Italia, esattamente questa, è culturalmente malata. E non ci sarà mai un vero sviluppo fino a quando la stragrande maggioranza del Paese, politica in primis, non proverà orrore per parole come queste.”