
Buongiorno.
Dovrebbe ormai essere chiaro che Trump non scherza: vuole abbandonare l’Ucraina a se stessa, si allea con la Russia e pretende che l’Europa paghi il suo tributo all’impero americano accollandosi le spese di una corsa al riarmo, di cui godrebbero prima di tutto le industrie di guerra degli Stati Uniti, e anche quelle degli aiuti, della ricostruzione e della stessa sicurezza dell’Ucraina, per non dire del costo dei nuovi dazi.
La conseguenza è che l’Alleanza Atlantica è di fatto morta e con essa quel mondo occidentale che dopo la seconda guerra mondiale è vissuto sotto l’egemonia e la protezione interessata degli USA.
Per l’Europa prendere consapevolezza di questa svolta storica e predisporre una risposta non è facile, perché significa riconoscere e quindi impegnarsi a superare l’errore grande commesso dalle sue classi dirigenti liberali di seguire pedissequamente le politiche americane e di piegarsi di fronte ai dicktat di oltreoceano, come è accaduto anche nel caso della guerra in Ucraina.
Il rischio è che si continui sulla stessa strada accettando di fatto le richieste di Trump e ammantando questa sottomissione con un discorso tutto ideologico sulla difesa dei valori democratici e delle libertà occidentali.
Meloni cerca una mediazione ed un rapporto con gli USA contendendosi la scena con Macron, Starmer è pronto a impegnare la forza militare “fino alla fine” in Ucraina, e l’Unione Europea, per bocca di Ursula Von der Leyen, si dice pronta per spendere di più nella difesa.
A mio avviso, questa strada non solo porta pericolosamente ad una crescita delle tensioni militari con Mosca ma potrebbe condurre persino ad un catastrofico coinvolgimento diretto della UE nella stessa guerra.
I commentatori parlano di orgoglio europeo da riscattare, di difesa del nostro stile di vita contro le minacce di Putin e l’autoritarismo che il dittatore russo vorrebbe imporre al mondo libero.
Ancora una volta sembra prevalere una spinta bellicista anziché pacifista, una stentorea volontà di mostrare muscoli e fermezza, quando per essere protagonista del futuro l’Europa dovrebbe trovare il coraggio di avanzare proposte per giungere ad accordi ragionevoli e ristabilire con gradualità la collaborazione con la Russia sul piano economico.
Veramente c’è ancora qualcuno tra i nostri leader che crede sia possibile per l’Ucraina annettersi di nuovo le regioni separatiste e filorusse del Donbass e magari proseguire la guerra “fino alla vittoria finale” su Mosca.
Il pericolo è che prevalga una sorta di coazione a ripetere e che per salvare la faccia non si prenda atto con il dovuto realismo della situazione nuova che si è creata.
Se già ieri, quando gli americani erano con Biden impegnati in prima linea, questa prospettiva della guerra “fino alla vittoria” era folle, ancor più lo è oggi con il disimpegno di Trump e la sua oggettiva alleanza con Putin.
Oppure, c’è qualcuno che crede davvero possibile che la Russia decida un attacco all’Europa e voglia apertamente la terza guerra mondiale come Hitler volle la seconda? Posso sbagliarmi, ma a me questi ragionamenti sembrano irrealistici, privi di qualsiasi fondamento, pure illazioni e analogie fuorvianti.
A mio avviso, mai come oggi, la pace è interesse primario dell’Europa e più di sempre e con coerenza il nostro paese dovrebbe far valere il principio costituzionale secondo cui “l’Italia ripudia la guerra”.
Quanto all’effettiva difesa dei valori democratici, l’Europa e l’Italia dovrebbero piuttosto prendere atto della crisi della loro democrazia e puntare a rafforzare la coesione sociale attraverso politiche di redistribuzione della ricchezza verso i ceti popolari e medi.
Per portare un esempio di attualità: di fronte ai giganteschi extra profitti delle grandi compagnie energetiche, legati all’aumento dei prezzi causato dalla guerra, e pagati dai cittadini, il governo italiano ha deciso di ridistribuire una miseria di tre miliardi a imprese e famiglie che verrà mangiata dall’inflazione. Un disastro che colpisce i più poveri e le aziende già in difficoltà alimentando il risentimento, la sfiducia verso la politica e le istituzioni democratiche.