
“Per andare a Frosinone, ho chiesto la cortesia di accompagnarmi al Sig. De MASI, conosciuto in ufficio e mi pare una persona affidabile (entro i limiti). Non voglio trovarmi nella stessa situazione dell’eur.. In macchina, il Sig. De Masi, mi dice che dovremo passare a Porta Furba a prendere la figlia del Sig. V. Ok sarà l’occasione per conoscerla. In questi giorni ne ho sentito molto parlare. Gaia è sorridente, come il nome che porta. Ha una somiglianza imbarazzante col padre. E’ lui con una parrucca bionda, penso, ridendo, tra me e me! La tipa è socievole e mi fa una serie di domande, perché sono a Roma, perché qua, perché la. Ma conosce già tutte le risposte. Prima di salire in macchina, mi sussurra alle orecchie “Senti ma secondo te, questo pantalone mi fa il culo grosso?” E si gira per farmi vedere.. “ No, Gaia. Stai tranquilla” la rassicuro. E poi “ma i capelli come stanno? Stanno bene?”. Ottimo, ci mancava la figlia insicura del capo. Sarà un’altra giornata lunga! Nel tragitto Roma Frosinone, Gaia chiede consigli al Sig. De Santis su ciò che deve dire al congresso e ogni tre per due gli confida di avere paura. Però Tra un “ho paura” e un altro ci mette la sua risatina isterica. Io, dietro, ascolto, paziente.
Il Sig. Vicenza scende dal suo Mercedes con una tipa stravagante. Non di aspetto perché la sig.ra in questione è magra, capello lungo, vestita in maniera vistosa ma decente. Quello che ha di strano è lo sguardo. E’ come se fosse strabica e, nello stesso tempo, in fondo a quello sguardo sbilenco si legge chiaramente una follia interiore . Anche il suo nome e sui generis: Empirea. Solo negli anni successivi vengo a conoscenza del fatto che la pazzia è un tratto distintivo della famiglia.
Ma torniamo al congresso. Empirea va nella sala comunale quasi di corsa e comincia a dare delle direttive ad un ragazzotto volontario : gli fa posizionare i suoi quadri, alti quasi 2 metri per 1; in tutto saranno una decina e vengono messi ai lati della sala, ogni due metri circa; il volontario suda parecchio. Beh l’arte mi piace, vado a dare un’occhiata. Quando mi trovo davanti al primo un non so che di inquietante mi pervade. E’ rappresentato un cavallo. Con schizzi nervosi, frenetici, azzurri. Anche il cavallo sembra imbizzarrito. Ok passiamo al secondo. Oddio! Un altro cavallo! Faccio il giro della sala e i 10 cavalli imbizzarriti mi hanno messo un’angoscia che devo uscire dalla sala per prendere una boccata d’aria sana.
Li Mi imbatto nel Sig. V. che mi dice di accomodarmi sul palco. Come sul palco? Io sono di una timidezza disarmante. Questo qui che cosa pretende?? Non lo conosco abbastanza per dirgliene quattro e mi limito a dire “ma che devo fare?” lui sbrigativo “ tu verbalizzi” . D’altronde in questo momento è il mio capo… Vediamo la giornata dove vuole andare a parare. Mi siedo. Prendo il mio blocco e comincio ad agitare la penna nervosamente. Vicino a me si siede un Somalo. L’aveva detto che la sua associazione è internazionale!
Subito dopo: Gaia, Il Sig. Vicenza, il Sig. De Masi e l’Avvocato Nottola ( faccione simpatico e l’occhio annacquato). E’ l’unico che mi fa simpatia.
Reduce dal congresso politico, Il Sig. Vicenza inizia a parlare come se fosse il Presidente del Consiglio ed elenca i punti del giorno. E io verbalizzo, testa bassa, mi vergogno come un cane! Ok nella vita devo provare pure questa esperienza. Dal palco, comincio ad osservare i partecipanti: volontari che indossano una divisa blu, signori in giacca e cravatta con signore profumate a fianco, volontari con gagliardetti; comincio a chiedermi “Ma questi veramente fanno o è tutto un gioco?”. Tutti, ad uno ad uno, prendono la parola e ad un certo punto interviene un tipo, anche questo in divisa ,che dice “Io col Sig. Vicenza siamo stati compagni di letto, ah!” riprende ”che cosa avete capito? abbiamo fatto il militare insieme”. Ah ok la questione si è svelata, è meno peggio di quello che avessi pensato. Fiuu e io verbalizzo!
Hanno organizzato un pranzo “da campo”, con tende e volontari intenti a preparare della pasta che si rivelerà decisamente scotta, ma loro sono soddisfatti. Nel prato antistante si aggira un tipo alto, biondo, occhio chiaro che tiene con una cordicella una capra alta più di me. Una capra? Si, signori, una capra tutta bianca compresa la barbetta; il tipo ne va orgogliosissimo, dicendo che è una razza rara. Ora la capra è pure bella di per sé, ma mi chiedo cosa c’entra in questo contesto.”