
Ben 32 anni fa, a marzo 1993, usciva negli Stati Uniti il film “Groundhod Day” (Il Giorno della Marmotta), all’apparenza una commedia ma in realtà un film ricco di significati e quello che più di ogni altro può spiegare a tutti l’essenza del karma, termine di origine sanscrita che in una parola sola descrive filosoficamente la legge di causa-effetto. Le azioni che compiamo, le frasi che diciamo, il modo in cui ci comportiamo hanno sempre conseguenze dirette su altre persone e sulla nostra vita.
Se la nostra condotta è riprovevole, prima o poi dovremo insomma renderne conto. Questa è la riflessione alla base della storia di Groundhod Day, il cui titolo italiano è “Ricomincio da capo”, concepita da Danny Rubin e sceneggiata da Harold Ramis che l’ha anche diretta per il cinema.
La trama: Phil (un Bill Murray in stato di grazia) è un cinico e scontroso meteorologo che lavora per una rete televisiva di Pittsburgh e viene incaricato, con grande fastidio, di coprire il Groundhog Day, il Giorno della Marmotta, una tradizionale celebrazione che si tiene ogni 2 febbraio a Punxsutawney, una piccola cittadina della Pennsylvania. Accompagnato dalla sua produttrice Rita (Andie MacDowell) e dal cameraman Larry (Chris Elliott), affronta l’evento con sdegno e superiorità, disprezzando sia la festa che gli abitanti del luogo. Non vede l’ora di andarsene, ma una tempesta di neve inaspettata blocca lui e la sua troupe in città, costringendoli a pernottare ancora una notte.
La mattina dopo, però, Phil si sveglia e scopre, con crescente stupore e inquietudine, che è ancora il 2 febbraio. Tutto si svolge esattamente come il giorno prima: le stesse persone pronunciano le stesse frasi, gli stessi eventi si ripetono in maniera identica. Confuso, inizialmente crede di stare impazzendo o di essere vittima di uno scherzo. Ma quando il fenomeno continua a ripetersi per giorni e giorni, Phil capisce di essere intrappolato in un loop temporale apparentemente infinito, costretto a rivivere la stessa giornata senza alcuna possibilità di cambiamento.
In un primo momento, sfrutta la situazione per il proprio tornaconto: si concede ogni sorta di eccesso, mangia e beve senza limiti, guida in modo spericolato e cerca di sedurre varie donne del paese, utilizzando le informazioni che raccoglie ogni giorno per manipolare gli eventi a suo favore. Soprattutto, tenta più volte di conquistare Rita, studiando ogni suo gusto e interesse per darle l’illusione di essere l’uomo perfetto. Tuttavia, ogni volta fallisce, perché Rita è una donna intelligente e sensibile, e percepisce la sua falsità.
Col passare del tempo, la situazione diventa per Phil un vero incubo. La ripetizione infinita della stessa giornata lo getta in una profonda crisi esistenziale e dopo una lunga fase di sconforto, Phil inizia a guardare la sua esistenza sotto una luce diversa. Se non può cambiare la giornata, può almeno cambiare sé stesso. Così decide di dedicare il tempo infinito che ha a disposizione per migliorarsi: impara a suonare il pianoforte, a scolpire il ghiaccio, a parlare il francese e a conoscere davvero gli abitanti della cittadina, scoprendone le storie e i bisogni. Inizia ad aiutare le persone senza aspettarsi nulla in cambio.
Questa trasformazione non passa inosservata: il Phil egoista e scontroso lascia spazio a un uomo generoso, gentile e affascinante, che finalmente conquista Rita non con sotterfugi, ma con la sincerità del suo cambiamento. La sera del Groundhog Day, durante la festa cittadina, Phil suona il pianoforte davanti a tutti e viene acclamato come una figura amata da tutta la comunità. Rita, colpita dalla sua nuova umanità, si innamora di lui.
Quella notte, Phil si addormenta con Rita accanto a sé. E quando si sveglia, scopre con stupore e gioia che è finalmente il 3 febbraio: il loop si è spezzato. Libero dalla prigionia temporale, Phil decide di rimanere a Punxsutawney con Rita, pronto a iniziare una nuova vita con una prospettiva completamente diversa, consapevole che la vera felicità si trova nel vivere per gli altri e non solo per sé stessi.
Quello che a prima vista potrebbe quindi apparire un film basato su una simpatica storia fantastica in stile “Ai confini della realtà”, ha in realtà un simbolismo che va ben oltre, celando un valore spirituale profondo.
ll film, che veniva presentato ufficialmente a Los Angeles il 4 febbraio 1993, ha talmente influenzato la cultura popolare anglosassone che il termine “Giorno della marmotta” è entrato presto nel vocabolario comune con un nuovo significato: ripetere la stessa medesima esperienza più e più volte.
Se non lo avete ancora fatto, guardatelo al più presto.