
Causalità circolare e anelli ontologici
Le forme circolari sfidano la progressione lineare. Non hanno un inizio o una fine chiari, sfidando la nozione stessa di priorità temporale o causale. A Gödel, Escher, Bach, Douglas Hofstadter descrisse queste strutture come strani anelli – sistemi autoreferenziali cibernetici in cui una struttura dà origine a sé stessa. Questi loop incarnano ciò che potrebbe essere chiamato feedback auto-creante, dove la distinzione tra creatore e creazione crolla. Piuttosto che una sequenza gerarchica (A causa B), il ciclo è ricorsivo: A dà origine a B, che a sua volta condizioni o addirittura genera A [1].
Questa topologia concettuale risuona con il linguaggio teologico. L’idea che l’Alfa e l’Omega – l’inizio e la fine – possano non essere temporalmente distinti ma ontologicamente intrecciati non è semplicemente metaforica. In tale prospettiva, il punto finale (Omega) non è semplicemente il risultato terminale di un processo, ma determina retrocausalmente o disegna l’inizio (Alpha). Questa reversibilità della priorità ontologica si allinea con alcune tradizioni mistiche e metafisiche, dove il telos finale è anche la fonte, e il divenire è una forma di ritorno [2].
Anche la fisica non si è sottratta a tali paradossi. Il Principio Antropico Partecipativo di John Archibald Wheeler propone che l’universo si attui attraverso l’osservazione, cioè che gli osservatori consapevoli non sono semplici abitanti del cosmo ma sono fondamentali per la sua realizzazione. Secondo Wheeler, il passato non è completamente fisso fino a quando non viene osservato nel futuro, il che implica una sorta di circolarità causale in cui l’atto di osservazione “seleziona” retroattivamente la storia che rende possibile tale osservazione. L’universo è quindi un circuito autoeccitato: un anello dove l’osservatore partecipa alla costruzione delle stesse condizioni che consentono l’osservazione [3].
Queste idee convergono in un quadro ontologico più ampio dove teleologia e causalità non sono contrapposte ma co-intangliate. Il futuro plasma il passato tanto quanto il passato condiziona il futuro; anelli di informazione, consapevolezza e forma non sono segni di paradosso ma di struttura più profonda, strutture che resistono ai modelli lineari e richiedono un’ontologia relazionale più ricorsiva.