
Anche se Barbara è solo al primo mese, la mia ansia ha deciso che bisogna andare dalla ginecologa; nessuno dei due ne conosce, così ci siamo fidati del consiglio di un’amica di mia moglie.
La sala d’attesa è identica ad ogni stanza d’ambulatorio: pareti bianche con pochi poster stile liberty, luci al neon, sedie scomode; il tutto, naturalmente in un ambiente asettico. Freddo.
È il nostro turno. Barbara entra per prima, io al seguo a ruota e…sorpresa!
La professoressa di biologia del liceo, la signora Rinaldi. Un tempo severa e ironica, mi aveva bocciato per una relazione sul sistema riproduttivo scritta in stile poetico. Io l’ho odiata per mesi, poi l’ho citata nel mio primo racconto come “la donna che insegnava la vita senza viverla”. Ora la ritrova ginecologa, in pensione ma ancora attiva, credo per passione. Quando anche lei mi riconosce, mi apostrofa: “Finalmente hai capito dove si comincia davvero a scrivere.”
“Professoressa Rinaldi. O dovrei dire… dottoressa? O è sempre lei che corregge gli errori con la penna rossa?”
“Signor Danesi. Ancora vivo, vedo. E con una compagna incinta. Miracoli della selezione naturale.”
“Mi aspettavo un’ecografia, non un esame di riparazione.”
“Tranquillo. Stavolta non ti boccio. Ma se il bambino nasce con la tua calligrafia, lo segnalo ai servizi sociali.”
“Perfetto. Allora siamo in buone mani.”
“Le migliori. E ora, vediamo se almeno qui dentro hai fatto i compiti.”
“Professoressa Rinaldi. Non pensavo che il destino avesse il senso dell’umorismo.”
Solo ora interviene Barbara: “Scusate, vi conoscete? Perché, se questa è una vendetta scolastica, io voglio il trailer.”
“Lei è brillante. Non come lui, che mi consegnò una relazione sul ciclo mestruale in versi liberi.”
“Era sperimentale. E comunque, la metafora del corpo come pentagramma non era male.”
“Tu hai scritto una poesia sul ciclo? E poi ti stupisci se sono io quella pragmatica.”
“Signora, le consiglio di tenere d’occhio il bambino. Se ereditasse il talento paterno, potrebbe nascere con un sonetto in placenta.”
“Perfetto. Così almeno avrà un incipit.”