
738 giorni.
Una giovane donna.
E una scelta che ha cambiato il destino di entrambi.
Era il 10 dicembre 1997 quando Julia Butterfly Hill, 23 anni, si arrampicò su una sequoia alta oltre 60 metri, nel nord della California.
L’albero si chiamava Luna. Aveva circa mille anni.
E stava per essere abbattuto.
Julia salì per proteggerlo.
Pensava di restare qualche giorno.
Restò due anni e otto giorni.
Viveva su due piccole piattaforme, esposta al gelo, al vento, alla pioggia, alle tempeste.
Le motoseghe ruggivano sotto di lei. Gli elicotteri volteggiavano sopra, cercando di spaventarla.
La foresta cadeva. Ma Luna resisteva.
E Julia con lui.
Dormiva legata al tronco.
Si riforniva con corde.
Parlava al mondo attraverso un piccolo telefono solare.
E mentre i giorni diventavano settimane, e le settimane mesi, il suo gesto silenzioso iniziava a fare rumore.
La ragazza sull’albero stava svegliando le coscienze.
Ha compiuto due compleanni tra i rami.
Ha visto centinaia di albe dalla stessa altezza.
Ha affrontato due inverni.
Ha tenuto duro. Sempre.
E alla fine, ha vinto.
Il 18 dicembre 1999, dopo 738 giorni, la Pacific Lumber accettò di negoziare.
Luna fu salvato.
Anche l’area circostante fu protetta.
L’accordo fu finanziato da donazioni di cittadini comuni, colpiti dalla sua determinazione.
Quando Julia tornò a terra, a malapena riusciva a camminare.
Ma aveva dimostrato qualcosa che il mondo tende a dimenticare:
Che una sola persona, ferma come un albero, può cambiare il corso delle cose.
Luna è ancora lì.
E anche il ricordo di quel gesto che ha superato il tempo, la paura e l’indifferenza.
Non è solo una storia ambientalista.
È una prova di ciò che può accadere quando una persona si rifiuta di scendere.