
Visto che il monito di Sarah Connor è passato inosservato e voi continuate a cazzeggiare con l’IA come se niente fosse, ecco arrivare l’agente Ethan Hunt a ricordarvi quali sono i pericolosi pericoli dell’intelligenza artificiale, che da farvi mettere il filtro studio Ghibli a finire schiavi di Skynet in un’apocalisse nucleare è un attimo.
Per lanciare questo importante messaggio Tom Cruise ha deciso di regalare al mondo un film infinito, pieno di scene infinite e spiegoni infiniti, un film sbilanciato in cui si passa da A a C mentre B non è pervenuta, un film in cui si autocita una saga lunga 30 anni ricordandoci che – sì cazzo – è una saga lunga 30 anni, un film con un villain logorroico che è un coglione totale, un film in cui ovviamente Tom corre e si attacca a un aereo (che ormai per Tom attaccarsi a un aereo è il minimo sindacale per portare a casa la pagnotta), un film piacione ambientato in un universo in cui non esiste il raffreddore e si previene l’embolia polmonare con la forza di volontà, un film che non scade nello stupido cliché di far limonare il protagonista ma che cade in altri Nmila cliché, un polpettone Cruise-centrico di 3 ore che ammicca, strizza l’occhio, ti dà il 5 alto, ti manda un bacetto e ti ricorda che eri lì 30 anni fa con De Palma a gasarti con quella musichetta e sei lì ancora oggi a gasarti con quella stessa musichetta.
Final Reckoning è un film che ha due missioni impossibili: la prima è farvi smettere di usare l’IA anche per scegliere che marmellata mettere sulle fette biscottate, la seconda – e più importante – è salvare il cinema.
Grazie Tom, l’hai fatto di nuovo.