
Un piccolo dejavù accade a tutti ogni tanto.
Poi ci si danno delle spiegazioni logiche.
Ma una tempesta di dejavù in poche ore, senti che è come se lo spazio stesso della coscienza vibrasse in maniera più forte, vigorosa ed insolita.
Il senso del tempo e relativa percezione nel qui ed ora si apre e si allarga, mostrando in maniera forte le armoniche della realtà che non sono tutte in fase.
La realtà è profondissima.
Non è come le parole bidimensionali scritte in un libro.
Neppure come la superficie tridimensionale degli accadimenti e vicissitudini che già come esperienza non è semplice gestire.
Tu realizzi che molte cose, ma non tutte, sono come già accadute da qualche altra parte nei minimi particolari.
Certi eventi che sconvolgono la vita, se stai nel frattempo lavorando su te stesso, ti rendi conto che stanno lì come dei punti che molte persone vivono come se fosse per loro la prima volta, ma non lo è affatto.
Vivono un numero indefinito di repliche.
Ogni vita ruota sugli accadimenti principali che non possono essere modificati.
Come se il grande disegno, mettesse dei paletti alla tua libera autodeterminazione.
Resti sconcertato dal fatto che non ne potevi più di tali loop di realtà che nascondono altre realtà identiche che ne coprono altre e così via. Ed è per questo che hai intrapreso un viaggio interiore.
Il velo di Maya che nasconde la vera realtà delle cose, viene come temporaneamente sollevato.
Non strappato come quello descritto da Shopenhauer.
Ma qual è il senso di tale esperienza che ti si presenta più intensa dello stesso risveglio?
Se esci da tali loop inconsapevoli, le altre persone se ne accorgono.
È la prima cosa che notano.
Ti vedono come una anomalia.
Una persona strana.
È come se un attore non cambiasse solo le parole che deve dire, ma si separa dalla sceneggiatura principale.
Li spiazzi.
Dovranno improvvisare pur restando sul “pezzo”.
Si rende conto però che qualsiasi cosa faccia, viene come registrata e che verrà replicata ancora ed ancora. Ma non necessariamente sarà di nuovo lui.
Forse perfino il viaggio dentro di se, il lavoro su di sé, è un ricalcare i passi di qualcuno.
La speranza è che portino da qualche parte e non sia il solito cerchio dove gli eventi si ripetono.
La spiritualità deve come esperienza portarti come minimo ad una maggiore consapevolezza di te e degli eventi.
Alla fine, forse, è solo la vita che ci siamo scelti, come dice l’amico
Alessandro Martinez.
Credo che dobbiamo capire il motivo che ci ha spinto fino ad arrivare qui.