
Un film che oggi non riusciremmo a rifare nemmeno sotto minaccia, troppo intelligente per i pigri, troppo politico per i distratti, troppo umano per chi scambia ancora la storia per una recita scolastica.
#LuigiMagni prende la #Roma papalina, quella bigotta, sporca, bellissima e cattivissima, e la sbatte sul tavolo come un mazzo di carte truccate, preti che comandano, popolo che sopporta.
#Tognazzi è un monsignore, la maschera del potere che sorride mentre firma condanne. Quello che sa tutto e non cambia niente, elegante e scivoloso come una macchia d’olio. #Manfredi è Pasquino, la voce del popolo, lingua tagliente, ironia popolare infilata tra i piedi dei potenti. Non è l’eroe classico; è il vento che stropiccia le vesti del clero e ne sottolinea le ipocrisie.
#NellannodelSignore mescola la fede alla convenienza come sugo con la pasta: indistinguibile e necessario.
La Roma del 1825 non è solo sfondo, è personaggio, una città che respira intrighi, santità di cartapesta, punizioni esemplari e un potere che pensa di essere eterno solo perché fa quello che gli pare.
E in mezzo a questo circo teocratico spuntano #Sordi che fa il frate, #ClaudiaCardinale, come un angelo che osserva il male come se fosse routine, ed un giovane #PippoFranco che sembra finito nel #film per errore, spunta come un’interruzione comica ma in realtà assesta verità inaspettate.
L’impiccagione di due #carbonari è il cuore del #film, una crudeltà così quieta, così “normale”, che ti si pianta in gola. Roma li guarda morire come guarda tutto, con fatalismo, con ironia, con quel modo di pensare che tanto così va il mondo, anche se è un mondo tutto sbagliato.
Magni non fa retorica. Ti mostra solo un’umanità che vorrebbe cambiare e una società che la schiaccia. Fa satira senza mai nascondere l’amore disperato per questa città assurda, bella anche quando fa schifo, viva anche quando uccide.
È satira travestita da storia, spiritualità impastata di bestemmie, parla di potere che controlla, di popolo che mormora, di libertà che costa cara ed ingiustizie che sembrano troppo familiari per essere solo storia.
È una poesia sporca.
Roma, ma scritta male. Perché questa non è una città …è un vizio.