
“ALLORA VAI A VIVERE IN IRAN”
C’è sempre lui.
Il commentatore automatico.
Quello che, appena DESCRIVI UN FATTO, ti risponde:
“Eh ma allora perché non vai a vivere in Iran?”
Come se INFORMARE fosse EMIGRARE.
Come se CAPIRE fosse TIFARE.
Come se ANALIZZARE equivalesse a presentarsi in ambasciata con la valigia.
Secondo questa logica miracolosa:
– se studi la Germania, trasloco a Berlino;
– se parli degli USA, residenza in Iowa;
– se analizzi l’Impero Romano… accampamento al Foro.
No.
Informarsi non è aderire.
Descrivere non è giustificare.
Capire non è inginocchiarsi.
Detto questo, veniamo ai FATTI (quelli che fanno prudere le sinapsi):
IRAN: DALL’ISOLAMENTO ALL’INNOVAZIONE
Le sanzioni nate per soffocare hanno prodotto l’effetto opposto: AUTOSUFFICIENZA TECNOLOGICA.
Aeronautica: club ristretto di Paesi che progettano e producono aerei.
Cyber: guerra informatica come leva strategica.
Medicale: industria avanzata sotto sanzioni.
Droni: da supporto a campo di battaglia intelligente.
Metropolitane: da importatore a esportatore in 5 anni.
Solare: 10.000 MW per chiudere i blackout.
Nanotech: ecosistema basato sulla conoscenza.
Energia: turbine a gas classe F.
Trasporti: 40 anni di costruzione controvento.
E allora, COME MAI SECONDO VOI?
Perché nel nuovo assetto globale si scambiano tecnologie, energia, armamenti,
si costruiscono corridoi industriali,
si stringono alleanze pragmatiche,
mentre qualcuno continua a recitare la fiaba delle sanzioni “educative”.
E NOI?
Noi commentiamo.
Noi sanzioniamo a parole e compriamo a caro prezzo.
Noi parliamo di valori mentre perdiamo pezzi di industria,
competitività, autonomia energetica, voce geopolitica.
Raccontare tutto questo NON SIGNIFICA volerci vivere.
Significa FARSI UNA DOMANDA IN PIÙ:
chi si sta adattando al mondo che cambia…
e chi resta fermo a difendere slogan?
Chi non distingue più tra ANALISI e APPLAUSO
non difende valori.
Difende solo la propria PIGRIZIA MENTALE.
Ma tranquilli.
Continuate pure con “vai a vivere lì”.
È il pensiero critico ridotto ad AGENZIA IMMOBILIARE.