
Nel nostro Paese, infatti, i privati erogano solo le prestazioni che gli permettono di massimizzare il profitto senza però avere le strutture necessarie per gestire le eventuali emergenze, dal momento che hanno solo 400 letti di terapia intensiva – di cui oltre la metà in Lombardia.
Tutto ciò è possibile perché, in caso di complicazioni, i privati utilizzano le strutture del Servizio sanitario nazionale, senza pagarle neanche un centesimo. Allo Stato italiano, invece, mantenere un solo posto letto in terapia intensiva costa centinaia di migliaia di euro l’anno.
Favorire in questo modo strutture che hanno come obiettivo principale il profitto, quando la nostra sanità pubblica versa in condizioni disastrose non è solo inaccettabile, è immorale.
Una soluzione, tuttavia, esiste: obbligare le strutture private che fanno attività con un rischio medico clinico e che non hanno le strutture per farvi fronte a dare un contributo allo Stato.