
La ricca imprenditrice digitale C.F., per concludere la questione, non è la voce di nessuna “emancipazione” ma la voce dei padroni del vapore. Le figure degli “influencer” non a caso nate dal grembo del neocapitalismo digitale egemone, ultima specializzazione dell’ideologia neoliberale, costituiscono di fatto (in modo più o meno consapevole non rileva, ma antropologicamente) una specie di cinghia di trasmissione per l’ulteriore approfondimento del modello individualistico e mercantilistico che deve, per via di ammirazione ed emulazione, essere interiorizzato e difeso dagli stessi subalterni/utenti/sudditi. Diffidare prima di tutto della parola “libertà”, che in questa cornice è la libertà puramente comportamentale, esteriore e di costume da sbandierare ai subalterni per meglio confiscare la loro libertà di essere, cioè per rimuovere la questione sociale e di classe, lasciando la libertà a quante e quanti possono permettersela e comprarsela.