
Il mondo non è impazzito… è sempre stato così, eri tu che non lo guardavi bene.
#AscanioCelestini apre le porte del manicomio come fossero un portale dimensionale e dall’altra parte trovi un paese che assomiglia in modo imbarazzante a quello che sta fuori da li. Solo che qui almeno nessuno finge di essere normale.
Il nostro eroe è il protagonista perfetto, vive in una bolla tutta sua, un universo dove la logica è piegata, ma non spezzata.
Tutto è raccontato, filtrato, immaginato, trasformato. Le suore sembrano personaggi da presepe lisergico, i medici sono più grotteschi degli stessi pazienti, il manicomio è una gigantesca metafora di questo Paese che cura l’anomalia annullandola.
Un #film che ti entra nel cervello senza bussare, apre i cassetti, sposta i mobili e se ne va lasciandoti con la sensazione che la realtà sia un errore di sistema. Una filastrocca inquietante.
#Celestini mescola #poesia e #disagio, comicità e tragedia, come se stesse raccontando una favola acida a un bambino troppo sveglio. Le immagini sono semplici ma devastanti, come se il manicomio fosse un teatrino rotto in cui nessuno recita… perché non serve. La realtà è già abbastanza grottesca.
Il personale normale del reparto sembra lì solo per ricordarti che la follia si coltiva piano piano. Le regole, le procedure, le punizioni travestite da cure… tutto puzza di un’umanità che ha paura di ciò che non capisce. E infatti la chiude a chiave, come si fa coi segreti brutti.
#Lapecoranera ti trascina in un universo psichedelico senza droghe, dove la poesia spunta nei posti sbagliati e l’orrore nei gesti normali.
È dolce e feroce, fragile e implacabile.
La realtà si trasforma in un parco giochi assurdo dove gli ospiti non sono più matti di chi li controlla.
È una confessione mascherata da favola storta.
Un atto d’accusa contro una società che sorride mentre chiude porte e finestre.
Un viaggio nella testa di chi non è adatto a niente, ma capisce tutto.
E quando finisce, rimani lì, con quel misto di vertigine e malinconia che ti fa pensare che la normalità sia sopravvalutata.
E che forse la vera malattia come diceva #Gaber …sia far finta di essere sani.