VIAGGIAMO TUTTI SOTTO FALSO NOME

Prefazione
Accogliamo nella collana Fuorionda questo simpaticissimo volume che porta una ventata di novità nel versante della narrazione. Marco Felici ci accompagna nell’attualità del suo pensiero e su svariati argomenti pone l’accento senza troppi formalismi, in un clima di schiettezza e ottima analisi generale. La storia si snoda tra i pensieri apparentemente sconclusionati di un uomo sposato felicemente, nell’età di mezzo, con tutto il vissuto sulle spalle di un boomer sano, lucido, che apprezza il passato sociale attraversato e, con una buona dose di cultura generale, esprime quanto gli accade intorno. Un’idea narrativa particolarissima, trainata da un protagonista che non lascia intendere se tutto sia autobiografico (ma si sa, quando ci si abbandona alla scrittura qualcosa di noi fuoriesce sempre) o campato in aria. Sta di fatto che quanto emerge da Felici è la farina di un sacco parecchio interessante, molto capiente e capace di coinvolgere, di stupire, di intrigare. Si parte con nozioni musicali, e naturalmente i pezzi citati sono di grandissima qualità, come ad esempio Child in time dei Deep Purple, che può denotare anche la volontà di far scoprire quanto di buono c’è stato negli anni del boom economico ai giovani di oggi, che spesso rimangono stralunati quando, parlando loro, si percorre a ritroso il ricordo del grande rock degli anni Settanta, o delle tendenze musicali degli anni Ottanta. Si interseca in tutto questo il grande Bukowski, che tanto insegnò col suo scrivere disinibito e vicino a una sana follia. Dentro a tale contenitore, qualche riferimento a vecchi film che hanno contribuito a portare in rilievo molte tematiche che fino ad allora erano dei tabù. Insomma, Marco Felici ci apre le porte di un mondo passato, di cui si sente una nostalgia pruriginosa, la mancanza di quello spessore che oggi è stato sostituito con la leggerezza esagerata del fatuo, dell’indifferente, del facile. Personalmente rimango molto coinvolta da questo libro poiché mi avvicino abbastanza al pensiero espresso, a quel genere di preferenze, avendo io stessa vissuto un poco del periodo. Eh, le cuffie a palla con i grandi Pink Floyd che diffondevano l’effetto speciale – grazie alla loro musica strabiliante- di condurci altrove, senza bisogno di fracassarci le orecchie con il tum tam tedioso e sempre uguale di quell’odioso scimmiottamento dei rappers odierni! E che dire del bellissimo e poetico testo di “Silvia” di Zenobi? Qualche fitta nel cuore arriva, un dolce uragano che induce alla riflessione, a quanto è andato via di quegli anni. C’erano gli eroi di allora, i martiri di allora, le regole di allora. Senza la parola “Virtuale” a darci noia. A proposito di poesia, il Nostro non manca di inserirne qualcuna qua e là, fra le pagine, inframezzando la prosa e devo dire che sono apprezzabili e profonde, una sorta di carezza sui nostri occhi che leggono.
Tutto, comunque, ci fa intendere che la vita è una lotta, fuggendo dalla fine degli anni Ottanta, quando gli yuppies fornivano ormai un senso nauseabondo del nulla, l’Autore rimpiange la profondità di altri pezzi straordinari e spezzoni di film, fa capire quanto questo nostro mondo ha cominciato a perdere tasselli importanti che davano un senso agli abitanti del pianeta Terra. Ed ecco il balzo alla morte di Carlos Castaneda, colui che ebbe grande successo dopo esser stato definito, in vita, nei modi più svariati e ingiustamente, data la sua grandezza e la meraviglia dei suoi capolavori letterari. Marco Felici attraversa una quarantina d’anni, citando persino i periodi della “trascendenza chimica”, fatta di sostanze stupefacenti (grande neo oscuro degli anni Settanta) che aiutavano la meditazione, così gli adepti si giustificavano). Tanti riferimenti ai grandi, come Dylan Thomas o Schopenhauer, fino a toccare il cinema d’autore, per esempio in “Odissea nello spazio”. Davide, il protagonista della storia narrata, racconta di sé, dei suoi impieghi svariati, del rapporto complice con la moglie e di quello che gli capita di vedere in TV. Naturalmente ne ha per tutti: il suo occhio critico si spinge nell’analisi delle motivazioni di alcuni programmi, a modo suo mette a nudo quel che percepisce e si fa portavoce di tutti noi, miseri esseri umani. Potrei citare ancora parecchi passaggi, ma preferisco lasciare al lettore attento questo interessantissimo viaggio nel tempo e nella cultura generale, corredato di tutti gli accadimenti storici, musicali, letterari, sociali e politici. Se ne esce con la voglia di leggere ancora e ancora, Felici è un pozzo stracolmo di notizie e nozioni utili, trattate con intelligenza e verve e adattate al suo personale pensiero, ma con il potere di aiutarci a sopportare meglio il nostro percorso esistenziale. Ecco che il romanzo diventa un saggio maturo e consapevole che consiglio vivamente.
Silvia Denti
Il libro è acquistabile su tutti i maggiori siti on line (Feltrinelli, IBS, Amazon, Libreria Universitaria, ecc.)
MENZIONE SPECIALE


Prefazione
Uccidere il padre è relativamente facile; perdonarlo, molto meno.
Due vite, in parallelo. Due percorsi diversi.
Un uomo che si sta faticosamente liberando del proprio retaggio; un ragazzo che cerca di individuare il suo.
Percorsi diversi in periodi diversi.
In comune hanno la musica e la poesia.
I primi anni ’60, il boom economico, la rinascita di un Paese lacerato dalla guerra, la voglia di riscatto e, contemporaneamente, di spensieratezza.
L’uomo è un alto dirigente di una multinazionale, tanto bravo nel suo lavoro, quanto disastroso nei rapporti sociali e sentimentali. Spesso è così.
Schiavo del proprio orgoglio, che, chiaramente, lo logora, è intelligente, la battuta pronta, sempre sarcastica. Di origini eritree (da parte di madre) è razzista, proprio non tollera i neri.
Circostanze insolite, equivoche ed inaspettatamente si ritrova sposato: una moglie epilettica, che non desidera. Un figlio in arrivo, che desidera ancora meno.
Se vogliamo conoscerlo davvero basta leggere le sue poesie ed il diario
Siamo negli anni ’80. Il ragazzo ha le basi smembrate, radici poco salde, ma si destreggia bene in questo strano, sdrucciolevole mondo. Un’ infanzia difficile e un’adolescenza pesante, lo hanno reso forte…abbastanza. Vuole studiare, per sua soddisfazione personale; è molto orgoglioso e intelligente.
Si mantiene facendo assistenza a persone disabili. Legge molto. Suona il pianoforte; la musica è fondamentale, per lui.
Si destreggia tra università, pub irlandesi, lavoro, ragazze disinibite e donne emancipate.
I racconti vanno di pari passo, fino all’inevitabile incontro-scontro, tra il padre ed il figlio. Pesantissimo per entrambi.
“La realtà ha un difetto di pronuncia” di Marco Felici è un romanzo coinvolgente e profondo che esplora le complessità delle relazioni familiari e il difficile percorso verso il perdono e la redenzione. In questo avvincente racconto, l’autore ci porta in un viaggio attraverso due vite parallele: quella di un uomo di successo alle prese con i suoi demoni interiori e quella di un ragazzo determinato a trovare la propria strada nonostante le difficoltà. La narrazione si snoda tra gli anni ‘60 e ‘80, offrendoci uno sguardo autentico sulla società italiana in rapida trasformazione. Attraverso personaggi ben delineati e situazioni intense, Felici ci guida attraverso un viaggio emotivo ricco di suspense e riflessioni profonde. La musica e la poesia fungono da filo conduttore, legando le due storie e aggiungendo un elemento di bellezza e profondità alla narrazione. Con uno stile serrato e una prosa scapigliata, l’autore ci trasporta in un mondo vibrante di emozioni e conflitti interiori.
Il libro è acquistabile su tutti i maggiori siti on line (Feltrinelli, IBS, Amazon, Libreria Universitaria, Ebay, ecc.)